Australia: autorizzato massacro di canguri

A partire dall'inizio di quest'anno il governo federale australiano ha avviato un progetto quinquennale “economicamente sostenibile” per l'abbattimento dei marsupiali. La maggior parte dei capi sarà destinata al mercato dell'Unione europea.

Dopo lo scottante caso delle riserve marine contese e ancora al centro di un accesissimo dibattito interno, il ministro della Sostenibilità e dell'Ambiente Tony Burke è finito nuovamente nell'occhio del ciclone, avallando un piano di abbattimento pluriennale dell'animale simbolo australiano. In base a questa nuova legge, entrata in vigore da gennaio di quest'anno e chiamata “NSW Kangaroo Harvest Management Plan”, è stata avviata un'impresa che impiega un migliaio di cacciatori -con licenza- autorizzati a sparare ed uccidere i canguri. Per “ammorbidire” le posizioni di animalisti ed oppositori il governo federale ha assicurato che gli abbattimenti sono rigidamente regolamentati ed operati nel pieno rispetto degli animali e della natura, oltre che -stando alle parole di Burke- “economicamente sostenibili grazie ad un settore in costante crescita che crea nuovi posti di lavoro”.
 
Immediata la reazione delle associazioni ambientaliste, tra le quali si è distinta Animal Liberation con una serie di iniziative tra petizioni e ricorsi al Tribunale Civile ed Amministrativo grazie al supporto di un pool di avvocati esperti, oltre che di zoologi ed ecologisti di fama internazionale. La prima a muoversi è stata tuttavia l'organizzazione “Australian Alliance for Native Animal Survival” della comunità aborigena, che convive da millenni con questi animali e che ha già avanzato una serie di esposti contro l'iniziativa.

Il massacro di canguri non è comunque una novità. Al di là degli abbattimenti per scopi alimentari (la carne rossa di questi animali viene utilizzata in alcune pietanze della cucina tradizionale australiana) il problema reale è rappresentato dalle uccisioni per la pelle, destinata ai grandi marchi che producono accessori sportivi. Guanti, borse e soprattutto scarpe sportive in pelle di canguro sono nel mirino degli ambientalisti da diversi anni. Si parla di milioni di animali abbattuti per questo scopo, le cui pelli finiscono in prodotti di fascia altissima che riportano la dicitura “K leather” o “RTK”. La pelle di canguro, sebbene non impermeabile e dalla rapida deteriorabilità, grazie alla sua morbidezza avvolgente è considerata la migliore per gli scarpini da calcio e non sono pochi i grandi campioni ad averla adottata. Essa può tuttavia essere sostituita perfettamente da materiali sintetici altrettanto validi e diverse case produttrici hanno virato in favore di questi ultimi, ma non tutte.

Oltre ai prodotti derivati dai canguri, tra i quali figurano persino le crocchette per animali domestici destinate all'Europa, anche le brutali ed agghiaccianti tecniche di uccisione dei marsupiali sono finite nel mirino degli ambientalisti. In particolare quelle dei cuccioli, che vengono estratti dai marsupi delle madri morenti e uccisi calpestandone la testa. Gli adulti sopravvissuti ai colpi d'arma da fuoco vengono invece agganciati per le zampe e lasciati morire sui camion sotto atroci sofferenze. Sono esempi riportati nell'inchiesta “A Shot in the Dark” del 2009 realizzata da Animal Liberation di Mark Pearson. Nello stesso anno fece scalpore la notizia di 140 canguri uccisi per far svolgere una corsa automobilistica di V8 Supercars (la famosa Bathurst 1000) nei pressi del Mount Panorama. Secondo gli organizzatori gli animali avrebbero potuto mettere in pericolo “piloti e pubblico” e le uccisioni furono autorizzate dal Servizio parchi e fauna selvatica.

Nel 2011 sono stati uccisi quasi 400 mila canguri in Australia e con l'avvio del NSW Kangaroo Harvest Management Plan i numeri dovrebbero salire vertiginosamente, si stima infatti che nel 2012 saranno uccisi circa un milione di canguri rossi e circa 1,5 milioni di canguri grigi orientali, come riportato dal sito beefcentral.com.

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