Fotovoltaico al grafene: potente quasi quanto l'uranio

La ricerca sul fotovoltaico potrebbe essere a una svolta e l'Italia potrebbe giocare un ruolo chiave. 

Su Nano Letters è stato pubblicato uno studio sul fotovoltaico al grafene realizzato Geffrey Grossman del MIT e Maurizia Palumno dell'Università di Tor Vergata di Roma.
 
La grande novità del fotovoltaico al grafene è che è sottilissimo: con appena due strati di questo materiale si potrebbe realizzare una cella fotovoltaica con un'efficienza pari al 1-2%. Molto poco rispetto al 15-20% del fotovoltaico che usiamo oggi, ma con molta meno materia.

La cella al grafene, infatti, è spessa appena un nanometro. Centinaia di migliaia di volte più sottile di quelle normali al silicio. Marco Bernardi, altro scienziato del MIT di chiare origini italiane, spiega che "Mettendo insieme pochi strati si può ottenere un'efficienza più alta, in grado di competere con altre tecnologie fotovoltaiche già affermate".  

Se le previsioni degli scienziati dovessero rivelarsi corrette, il grafene si dimostrerebbe il materiale in grado di produrre più energia (a parità di peso) dopo l'uranio arricchito che oggi si usa nei reattori nucleari. 

Secondo quanto riporta Science Daily, che ha avuto modo di leggere lo studio, le celle al grafene producono 1.000 volte più energia di quelle al silicio e renderebbero i pannelli anche più economici perché al momento quasi la metà del costo dei moduli fotovoltaici dipende dalle strutture di supporto e dalle intelaiature. 

Altra cosa molto interessante, è che il grafene è oggi usato in congiunzione con il molibdeno per produrre le celle fotovoltaiche, ma ci possono essere molti altri materiali non ancora esplorati che, uniti al "jolly" grafene, potrebbero dare risultati anche migliori. 

Il vero problema di questo studio è che è ancora nella sua fase teorica: si basa su modelli computerizzati e non è ancora stata realmente prodotta la cella al grafene.

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