Legge ammazza-blog, ci siamo di nuovo

Ritorna l'obbligo di rettifica in tempi brevi per i siti Internet: chi non ottempera rischia multe davvero salate.

Cambiano le legislature e i governi, ma la volontà di regolamentare i blog modificando la legge del 1948 sulla diffamazione a mezzo stampa non cambia mai. 

Attualmente al vaglio della Commissione Giustizia della Camera ci sono ben tre proposte che potrebbero richiamare la famosa legge ammazza-blog, più volte defunta e più volte risorta. 

In comune, le tre proposte hanno la cancellazione del carcere per la diffamazione e l'introduzione di una multa, ma è solo l'ultima - quella presentata alcuni giorni fa dal deputato Stefano Dambruoso e da altri 12 parlamentari di Scelta Civica - a includere esplicitamente i siti Internet e quindi a classificarsi come vera "ammazza-blog". 

Tale proposta estende l'obbligo di rettifica alle testate telematiche ma include i siti Internet e i blog, affermando: «Per i siti informatici, ivi compresi i blog, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate entro quarantotto ore dalla richiesta, in testa alla pagina, prima del corpo dell'articolo, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono»

Chi non obbedisce all'obbligo di rettifica rischia una multa da 8.000 a 16.000 euro. 

L'obiettivo di tale proposta è equiparare completamente l'editoria telematica a quella cartacea come ha anche affermato esplicitamente il deputato Andrea Romano su Twitter: «Non c'è alcun #ammazzablog» - ha scritto - «ma estensione dovere di rettifica se c'è diffamazione, come accade sui quotidiani».
Dambruoso stesso aggiunge: «La valorizzazione del momento della rettifica coglie da un lato l'esigenza di salvaguardare le persone che hanno un interesse alla correzione di dati inesatti, quando non addirittura diffamatori, e dall'altro introduce un correttivo che avrà ricadute significative nella determinazione del danno, il quale dopo la pubblicazione della rettifica non potrà che risultare ridotto e in alcuni casi persino esaustiva. È dunque errato denominare la proposta che introduce per blog e libri l'obbligo della rettifica come uno strumento "ammazza blog"»

Il problema, come si va ripetendo sin da quanto la questione è stata affrontata inizialmente, è che un blog non è un giornale.
Se è vero che in Rete si trovano siti che sono a tutti gli effetti dei "quotidiani digitali" - e che non avrebbero probabilmente molti problemi a pubblicare una rettifica in 48 ore - fare riferimento genericamente ai blog significa colpire potenzialmente una miriade di siti personali che vengono aggiornati senza alcuna periodicità, spesso restano abbandonati per lunghi periodi e che certamente non vengono gestiti a tempo pieno dai loro proprietari, i quali non si accorgeranno quindi della necessità di rettificare entro 48 ore un'affermazione. 


Non bisogna poi dimenticare che nei casi di diffamazione esiste il sequestro preventivo e che le 48 ore scattano a partire dalla richiesta, non dall'accertamento dell'esistenza della diffamazione: in pratica, in uno scenario non troppo di fantasia, senza alcun intervento di accertamento dell'esistenza del reato chiunque potrebbe far chiudere un blog senza troppa fatica. 

Ecco perché si parla di norma "ammazza-blog": chi se la sentirebbe di rischiare una multa che può arrivare sino a 16.000 euro (la sanzione, tra l'altro, è salita rispetto ai 12.500 euro della proposta originaria) solo per non aver controllato il proprio blog ogni singolo giorno? Molto meglio chiudere tutto. 

Fino a oggi ogni proposta in tal senso è sempre caduta, e ci si potrebbe concedere un cauto ottimismo. Non si può tuttavia essere sicuri, ovviamente, che anche stavolta il pericolo venga scampato.

Commenti

Post popolari in questo blog

Orge omosessuali in Vaticano, ecco i nomi degli ecclesiastici finiti sotto accusa

Fotovoltaico al grafene: potente quasi quanto l'uranio

Cairo-Dock 3.2 migliora il supporto per Multi-screen e Ubuntu 13.04