<< Ecco lo scempio provocato dall’Ilva di Taranto>>. L’azienda querela ambientalista
Con un filmato realizzato nel mare antistante gli
scarichi dell'impianto, Fabio Matacchiera accusa di inquinamento
ambientale la più grande acciaieria d'Europa. Che parla di
'insinuazioni' e denuncia l'attivista.
Sedimenti neri come la pece e acqua che sembra petrolio. A Taranto
i problemi ambientali legati all’industria siderurgica non si limitano
all’inquinamento atmosferico: davanti agli scarichi delle acque di
raffreddamento dell’Ilva, in cui già da anni sono vietate la pesca e la balneazione, un video shock di Fabio Matacchiera,
esperto di ispezioni subacquee, accusa la più grande acciaieria
d’Europa dello scempio ambientale in corso. Accuse gravi e
ingiustificate, ribatte l’azienda, che ha investito un miliardo di euro
nella difesa dell’ambiente. E che ora intende intraprendere azioni
legali non solo nei confronti dell’autore del filmato, ma anche “dei
giornalisti che, senza alcuna verifica della fondatezza della notizia,
hanno divulgato tale video”.
Sedimenti neri come la pece e acqua che sembra petrolio. A Taranto
i problemi ambientali legati all’industria siderurgica non si limitano
all’inquinamento atmosferico: davanti agli scarichi delle acque di
raffreddamento dell’Ilva, in cui già da anni sono vietate la pesca e la balneazione, un video shock di Fabio Matacchiera,
esperto di ispezioni subacquee, accusa la più grande acciaieria
d’Europa dello scempio ambientale in corso. Accuse gravi e
ingiustificate, ribatte l’azienda, che ha investito un miliardo di euro
nella difesa dell’ambiente. E che ora intende intraprendere azioni
legali non solo nei confronti dell’autore del filmato, ma anche “dei
giornalisti che, senza alcuna verifica della fondatezza della notizia,
hanno divulgato tale video”.
La
battaglia che divide la città di Taranto sulle sorti dell’Ilva si fa
sempre più aspra. Soprattutto da quando i video girati
dall’ambientalista Fabio Matacchiera (l’ultimo diffuso solo ieri)
rischiano di rendere vani gli sforzi della compagnia di abbandonare la
nomea di killer ambientale. I filmati mostrano le
pessime condizioni del mare in cui sfocia il canale artificiale che
passa attraverso l’acciaieria: testimonianze visive che in pochi giorni
hanno ottenuto decine di migliaia di visualizzazioni, ma che hanno
mandato su tutte le furie la società del Gruppo Riva.
“Il
25% degli investimenti complessivi è stato speso a favore
dell’ambiente, contro il 10% medio delle altre aziende siderurgiche
europee”, fa presente l’Ilva. Non solo. “Tutti gli
impegni presi con le istituzioni nazionali e locali in materia
ambientale sono stati rispettati”, spiega l’ingegner Adolfo Buffo,
rappresentante della direzione per la qualità, sicurezza, ecologia
dello stabilimento di Taranto: “Nonostante la crisi economica, Ilva ha sempre confermato i suoi investimenti in campo ambientale, e continuerà con lo stesso impegno anche nei prossimi anni”.
Un impegno che mira a coinvolgere anche la cittadinanza tarantina, ormai spaccata in due sull’annosa questione del polo siderurgico locale: con gli Open day,
“un’occasione di incontro e confronto” con l’obiettivo di “mostrare
alla città i miglioramenti che sono stati fatti negli ultimi 15 anni,
dalla privatizzazione in poi”. “Spesso questo stabilimento viene
rappresentato attraverso immagini e fotografie che non raccontano il
presente”, scrive in un comunicato Andrea Rogazione, Responsabile Comunicazione Ilva: “Con questa iniziativa vogliamo mostrare il vero volto della fabbrica”.
Un volto diverso da quello reale, insiste Matacchiera,
per cui quella degli Open day è una trovata dell’azienda per difendere
la sua maschera ambientalista: “La facciata è diversa, ma non lo è la
sostanza. I miei video, dopo la pubblicità che si è fatta l’Ilva
nell’ultimo periodo, ha scalfito l’immagine verde di questa azienda”,
chiosa l’attivista tarantino. Che, nonostante le possibili
ripercussioni, non si preoccupa più di tanto: “Per i miei legali non c’è
la sussistenza della querela, perché quando faccio un video sto molto
attento a dichiarare cose che posso sempre dimostrare. In ciò che filmo
non c’è nulla di diffamatorio – aggiunge – Viene riproposta solo la
realtà”.
Per l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa),
i filmati in questione non dicono nulla che non si sapeva. “Conosciamo
già lo stato di contaminazione dei sedimenti prelevati da Matacchiera”,
afferma Massimo Blonda, direttore scientifico dell’Arpa
Puglia e autore di una relazione incentrata proprio sulle vicende di
questi ultimi giorni: “Sulle scie oleose non abbiamo elementi perché
quando è intervenuta la Capitaneria di porto si erano
già dissolte, quindi non possiamo dire nulla né sulla natura né
sull’origine. Per quanto riguarda i sedimenti – aggiunge Blonda – il
responsabile della contaminazione non è immediatamente identificabile,
perché i contaminanti hanno un’origine storica diversa”.
Per Matacchiera, che ha presentato un esposto alla Digos della Questura di Taranto (destinato alla procura della Repubblica) per accertare origine e grado di inquinamento di quanto presente nel Mar Grande,
lo stabilimento tarantino dell’Ilva ha comunque i giorni contati: “C’è
aria di sequestro. Se non altro di quelle parti di impianto che
compromettono maggiormente l’ambiente e la salute delle persone. Ecco
perché in queste ultime settimane si stanno battendo, anche organizzando
manifestazioni con gli operai”. Poi conclude: “E’ il risultato della
difficile situazione in cui si trovano: stanno capendo che qualcosa dal
punto di vista giudiziario arriverà”.
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