Roma vara la Legge Urbani (Seconda parte)
L'Italia approva il carcere per chi duplica e fa
uso personale di certi file attraverso Internet. Cortiana ritira gli
emendamenti. Urbani: vi chiedo di legiferare come non si dovrebbe
legiferare. Il resoconto della manifestazione.
Pochi partecipanti, giovani ed arrabbiati. La manifestazione sostenuta dai Verdi è stata un flop? Non proprio: il popolo della Rete ha appena iniziato a muovere i primi passi. Parola di Cortiana.
Una cinquantina di manifestanti, molti buoni propositi ma scarsi risultati per contrastare un DL già tramutatosi in legge. Alle 10.00 arriva il furgone marchiato con l'inconfondibile effige dei Verdi. Due giovani studenti universitari commentano le novità introdotte dalla nuova legge: "la situazione è impossibile, dopo l'approvazione del DL Urbani torneremo al modem 56k. Banda larga, addio!". (Guarda il Video della manifestazione - formato wmv).
Ma le proteste di gente come Cappato (radicali) o Caravita (verdi) sono mute, attutite da un insabbiamento mediatico pressochè totale. L'appello della coalizione trasversale è chiaro: "salviamo Internet dalle lobby dell'infotainment". Si sprecano i riferimenti alla SIAE (accusata di essere una "storica lobby democristiana"), alla posizione di Aurelio de Laurentis (a capo di una battaglia per la tutela del diritto d'autore) o all'insolito conflitto d'interessi che coinvolge il Presidente del Consiglio Berlusconi. Entrambi, Caravita e Cappato, stupiscono quando ipotizzano e auspicano l'avvio di un'indagine della magistratura sul ruolo dell'UDC nel Decreto Urbani. Il sospetto è terribile: corruzione.Di fronte al cordone delle forze dell'ordine, sotto lo sguardo attento di una telecamera di sicurezza, alcuni attivisti dei Verdi distribuiscono volantini e cartelli. Chi afferra i manifesti è giovane ed arrabbiato: forse ha lo sguardo di chi vede il proprio paese sprofondare verso una effettiva mercificazione totale della cultura, seguendo la tendenza internazionale. Gran parte dei presenti sono adolescenti. Un simpatico ragazzo, forse intorno ai 13 anni, esprime tutta la sua preoccupazione per il decreto: "Accidenti ma sai che cosa racconto a mia madre se mi arrestano? Io scarico solo due canzoni...". Arrestano la madre?
Ad un certo punto la voce del ministro Giuliano Urbani riecheggia nella via, mentre il furgoncino dei Verdi trasmette il GR Parlamento. Urbani invita a guardare verso "un futuro da pionieri", per sottolineare l'unicità dell'Italia, "il paese più coraggioso d'Europa" nella lotta alla pirateria. Secondo Urbani è "difficile salvaguardare il rispetto della legge e della libertà" perchè "bisogna essere sperimentali". Un pionierismo che sicuramente comporta rischi notevoli, nell'ottica di dare un "sostegno allo spettacolo". Si sente poi la voce di Gabriella Carlucci, relatrice del DL alla Camera, che cerca di cancellare un timore diffuso: "i giovani che scaricano due o tre canzoni, lo sappiamo tutti, non sono un problema per l'economia". Nel frattempo, i manifestanti sventolano i loro slogan: "Scarichi un MP3? Quattro anni di galera!"
Cappato
e Caravita, che parlano di "nuova forma di proibizionismo", propongono
un'alternativa già conosciuta in materia di droghe leggere: la "legalizzazione dell'uso personale".
In questo caso non si tratterebbe di spinelli ma di musica, cinema,
libri: cultura. Un po' come in Canada, dove grazie ad una tassa sugli
abbonamenti broadband, gli artisti lesi dalla pirateria vengono
rimborsati da un fondo pubblico.
Ma il problema fondamentale, evidenziato da Beppe Caravita, autore ieri di un curioso moblogging, è che l'opinione pubblica non sia stata sensibilizzata sui risvolti pratici di questo fosco ed apparentemente incontrovertibile futuro condizionato dal copyright. La sua visione è pessimistica: l'Occidente sta progressivamente vertendo sul modello americano di democrazia lobbista. Una tendenza che mette in luce la paura nutrita dai gruppi di potere nei confronti della Rete: uno strumento che, nella migliore delle ipotesi, può iniziare una nuova condizione sociale, nella quale Internet supplisce alla mancanza di comunicazione diretta tra istituzioni e cittadini (vedi la Videointervista a Caravita (parte1 e parte2 - formato wmv).
Nonostante la partecipazione di numerose associazioni (Generazione Ecologista, Laboratorio Giovanile, Linux Club Italia, ADUSBEF e AIIP), la grande ed attesissima manifestazione nazionale si è rivelata un gruppuscolo di utenti indignati e delusi dal Governo.
Ma il popolo della rete c'è,
anche se timido, e secondo Cortiana è il soggetto politico del futuro.
Zammataro (Verdi) annuncia trionfante che il testo del DL Urbani è stato
"il più letto nella storia della Repubblica". Il merito è tutto delle proprietà comunicative della Rete.
Il deputato europeo Marco Cappato sostiene con veemenza che Internet è "nata libera, per fare in modo che il cittadino possa essere protagonista nel mondo". Un'altra Rete è forse possibile: servirebbero meno regolamentazioni e la decriminalizzazione di qualsiasi attività comunicativa, andando a collidere con gli enormi interessi delle grandi associazioni di autori (vedi la Videointervista a Cappato (parte 1 e parte 2 - formato wmv)
Il Sen. Cortiana annuncia così l'inizio di una nuova epoca, che casualmente coincide con l'inizio del nuovo millennio: sarà Digital Millennium? Il vero motore della manifestazione si augura poi che questa manifestazione "sia solo l'inizio di una democrazia digitale". Viviamo infatti in un'epoca caratterizzata dalla comunicazione di massa ed Internet può fornire una valida alternativa ai media tradizionali: l'importante, puntualizza Cortiana, è che "Internet non venga ridotta a semplice strumento informativo, ma sia un'arma pacifica per la democratizzazione del mondo" (ascolta l'Audiointervista a Cortiana - formato wma).
Insomma: non bisogna sottovalutare la forza della Rete.
È infatti sotto gli occhi di tutti. Ci sono i primi e deboli segni che qualcosa sta cambiando: un'antropogenesi telematica in grado, potenzialmente, di distruggere i piani di chi vuole una cultura timbrata da brevetti e marchi registrati. Al solito, non sembrano esserci vie di mezzo: oggi l'Italia decide di stare dalla parte della "cultura schiava delle logiche di marketing", parafrasando un pensiero di Beppe Caravita. Forse domani è già troppo tardi per cambiare le sorti di questa insidia silenziosa. Un pericolo che, come al solito, finirà al più presto nel dimenticatoio collettivo degli Italiani anestetizzati da un'informazione, dicono i manifestanti, sempre meno libera.
Una cinquantina di manifestanti, molti buoni propositi ma scarsi risultati per contrastare un DL già tramutatosi in legge. Alle 10.00 arriva il furgone marchiato con l'inconfondibile effige dei Verdi. Due giovani studenti universitari commentano le novità introdotte dalla nuova legge: "la situazione è impossibile, dopo l'approvazione del DL Urbani torneremo al modem 56k. Banda larga, addio!". (Guarda il Video della manifestazione - formato wmv).
Ma le proteste di gente come Cappato (radicali) o Caravita (verdi) sono mute, attutite da un insabbiamento mediatico pressochè totale. L'appello della coalizione trasversale è chiaro: "salviamo Internet dalle lobby dell'infotainment". Si sprecano i riferimenti alla SIAE (accusata di essere una "storica lobby democristiana"), alla posizione di Aurelio de Laurentis (a capo di una battaglia per la tutela del diritto d'autore) o all'insolito conflitto d'interessi che coinvolge il Presidente del Consiglio Berlusconi. Entrambi, Caravita e Cappato, stupiscono quando ipotizzano e auspicano l'avvio di un'indagine della magistratura sul ruolo dell'UDC nel Decreto Urbani. Il sospetto è terribile: corruzione.Di fronte al cordone delle forze dell'ordine, sotto lo sguardo attento di una telecamera di sicurezza, alcuni attivisti dei Verdi distribuiscono volantini e cartelli. Chi afferra i manifesti è giovane ed arrabbiato: forse ha lo sguardo di chi vede il proprio paese sprofondare verso una effettiva mercificazione totale della cultura, seguendo la tendenza internazionale. Gran parte dei presenti sono adolescenti. Un simpatico ragazzo, forse intorno ai 13 anni, esprime tutta la sua preoccupazione per il decreto: "Accidenti ma sai che cosa racconto a mia madre se mi arrestano? Io scarico solo due canzoni...". Arrestano la madre?
Ad un certo punto la voce del ministro Giuliano Urbani riecheggia nella via, mentre il furgoncino dei Verdi trasmette il GR Parlamento. Urbani invita a guardare verso "un futuro da pionieri", per sottolineare l'unicità dell'Italia, "il paese più coraggioso d'Europa" nella lotta alla pirateria. Secondo Urbani è "difficile salvaguardare il rispetto della legge e della libertà" perchè "bisogna essere sperimentali". Un pionierismo che sicuramente comporta rischi notevoli, nell'ottica di dare un "sostegno allo spettacolo". Si sente poi la voce di Gabriella Carlucci, relatrice del DL alla Camera, che cerca di cancellare un timore diffuso: "i giovani che scaricano due o tre canzoni, lo sappiamo tutti, non sono un problema per l'economia". Nel frattempo, i manifestanti sventolano i loro slogan: "Scarichi un MP3? Quattro anni di galera!"
Ma il problema fondamentale, evidenziato da Beppe Caravita, autore ieri di un curioso moblogging, è che l'opinione pubblica non sia stata sensibilizzata sui risvolti pratici di questo fosco ed apparentemente incontrovertibile futuro condizionato dal copyright. La sua visione è pessimistica: l'Occidente sta progressivamente vertendo sul modello americano di democrazia lobbista. Una tendenza che mette in luce la paura nutrita dai gruppi di potere nei confronti della Rete: uno strumento che, nella migliore delle ipotesi, può iniziare una nuova condizione sociale, nella quale Internet supplisce alla mancanza di comunicazione diretta tra istituzioni e cittadini (vedi la Videointervista a Caravita (parte1 e parte2 - formato wmv).
Nonostante la partecipazione di numerose associazioni (Generazione Ecologista, Laboratorio Giovanile, Linux Club Italia, ADUSBEF e AIIP), la grande ed attesissima manifestazione nazionale si è rivelata un gruppuscolo di utenti indignati e delusi dal Governo.
Il deputato europeo Marco Cappato sostiene con veemenza che Internet è "nata libera, per fare in modo che il cittadino possa essere protagonista nel mondo". Un'altra Rete è forse possibile: servirebbero meno regolamentazioni e la decriminalizzazione di qualsiasi attività comunicativa, andando a collidere con gli enormi interessi delle grandi associazioni di autori (vedi la Videointervista a Cappato (parte 1 e parte 2 - formato wmv)
Il Sen. Cortiana annuncia così l'inizio di una nuova epoca, che casualmente coincide con l'inizio del nuovo millennio: sarà Digital Millennium? Il vero motore della manifestazione si augura poi che questa manifestazione "sia solo l'inizio di una democrazia digitale". Viviamo infatti in un'epoca caratterizzata dalla comunicazione di massa ed Internet può fornire una valida alternativa ai media tradizionali: l'importante, puntualizza Cortiana, è che "Internet non venga ridotta a semplice strumento informativo, ma sia un'arma pacifica per la democratizzazione del mondo" (ascolta l'Audiointervista a Cortiana - formato wma).
Insomma: non bisogna sottovalutare la forza della Rete.
È infatti sotto gli occhi di tutti. Ci sono i primi e deboli segni che qualcosa sta cambiando: un'antropogenesi telematica in grado, potenzialmente, di distruggere i piani di chi vuole una cultura timbrata da brevetti e marchi registrati. Al solito, non sembrano esserci vie di mezzo: oggi l'Italia decide di stare dalla parte della "cultura schiava delle logiche di marketing", parafrasando un pensiero di Beppe Caravita. Forse domani è già troppo tardi per cambiare le sorti di questa insidia silenziosa. Un pericolo che, come al solito, finirà al più presto nel dimenticatoio collettivo degli Italiani anestetizzati da un'informazione, dicono i manifestanti, sempre meno libera.
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