Ecco come viaggiare sulle stelle
La storia ci parla di approdi sulla Luna e su Marte;
la letteratura ci racconta di fantastici viaggi sulla scia di una
cometa; e il cinema ci narra storie di viaggi intergalattici che, sempre
più, acquistano le sfumature della realtà. Oggi, l’uomo si chiede come
potrebbe fare a viaggiare alla volta di un’altra stella.
A
interrogarsi sulla possibilità di intraprendere tale viaggio e le
eventuali difficoltà cui far fronte, sono gli astrofisici del Tau Zero
Foundation, un gruppo di scienziati, ingegneri e scrittori riuniti sotto
il comune intento di lavorare insieme nel progetto di ingegnare
tecnologie con il fine di rendere possibile i voli interstellari.
Paul Glister, uno degli scrittori che fa parte di questo gruppo non profit, ad esempio, si domanda se "è possibile raggiungere una stella nell’arco di vita di un uomo?". Oppure se "è possibile inviare sulla stella una persona o una sonda?". Tecnicamente, pare che ciò sia realizzabile, se non fosse per la durata del viaggio: almeno 70 mila anni. Dunque “il problema sarebbe quello di restringere i tempi di percorrenza”,
conclude Glister. Il dilemma non è trascurabile, sebbene gli scienziati
lo prendano come una sfida ed un obiettivo da raggiungere.
Analizziamo le varie tecniche per viaggiare verso una stella. Uno dei modi sarebbe quello di prendere ‘al volo’ le onde provenienti dal Sole.
Infatti, i fotoni solari sarebbero un potente strumento per spingere le
navicelle. Ciò ridurrebbe i tempi di percorrenza ad almeno mille anni.
Il fisico Robert Forward, dal canto suo, propone di navigare grazie ad un raggio laser. Questa tecnica permetterebbe di raggiungere Alpha Centauri in soli 43 anni circa.
Una
tecnica che ha del romantico propone invece di legare dei palloni alla
navicella spaziale e questi, spingendosi l’un l’altro, potrebbero far
viaggiare la navetta ad una considerevole, seppur modesta, velocità.
Ma “la fusione è un’altra delle possibilità”,
conferma Glister. Ancora le idee a riguardo sono poco chiare, ma si
confida nel fatto che nei prossimi anni si possa realizzare la
propulsione a fusione. Sebbene difficoltoso, questo sistema garantirebbe
il viaggio interstellare in un tempo considerevolmente diminuito,
almeno 40 anni.
Ad ogni modo, già negli anni ’70, il British Interplanetary Society realizzò il noto Daedalus Project.
I suoi ricercatori pianificarono un sistema a propulsione grazie ad una
miscela tra deuterio ed elio-3. In questo mix la repulsione
elettrostatica è il doppio rispetto a quella tra due nuclei di deuterio.
Dunque, ad una velocità della luce stimata del 12 per cento, sarebbe
possibile percorrere 22.354 miglia al secondo.
La stella destinata ad essere raggiunta dal Daedalus Project era Barnard, distante circa sei anni luce dalla Terra. Quindi, sarebbero occorsi almeno 50 anni per giungervi.
Oggi,
grazie al Progetto Icaro, si fa tesoro delle esperienze e dei progetti
di 35 anni fa. Insomma, si guarda al passato ma senza perdere di vista
le nuove tecnologie di cui ora si dispone.
Aggiunge Richard Obousy, un esponente di punta del programma, che “tutta l’eccitazione avuta attorno al rinvenimento di pianeti extrasolari e allo sviluppo delle tecnologie telescopiche, fa ben sperare di poter esser in grado nei prossimi decenni di scoprire un pianeta simile alla Terra”.
Senza
perdere però di vista lo scopo fondamentale del Daedalus Project:
scoprire una tecnologia che sia in grado di compiere una propulsione
interstellare.
nextme.it
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