Salta l'Ici alla Chiesa?
I tecnici del governo stanno lavorando alle modifiche del decreto legge da presentare venerdì. Tra le novità più attese c'era quella dell'Imu (ex Ici) agli immobili ecclesiastici,
che ha dominato il dibattito negli ultimi giorni.
Si tratta di
riscuotere l'imposta da parte delle attività commerciali effettuate da
enti ecclesiastici, associazioni no profit e altre realtà diverse dalle
società commerciali. Ma all'ultimo momento sembra che la "svolta" di Monti non sarà presente nel decreto.
In fatto di enti ecclesiastici e no profit, l'idea del governo è
stata abbastanza chiara nella lettera inviata dal presidente del
consiglio a Bruxelles la scorsa settimana: anche le attività commerciali di questi enti dovranno passare alla cassa per l'Imu, in proporzione alla quota utilizzata a questi scopi o all'attività prevalente realizzata in ogni immobile.
Tuttavia la traduzione pratica di questa nuova situazione non è semplice:
tra le opzioni allo studio del governo, infatti, c'è anche quella di
non introdurre la novità nella versione iniziale del decreto, che sarà
sul tavolo dei ministri nella riunione di venerdì e di affrontare il
tema in sede parlamentare con un emendamento.
Un'ipotesi fatta apposta, parrebbe, per fare in modo
da offrire un maggiore conivolgimento al parlamento su un tema ad alta
sensibilità politica, mentre il governo prenderebbe più tempo per
scioglere i rebus dei criteri necessari a definire le attività
commerciali da tassare, e soprattutto a stabilire le modalità per
individuare in modo oggettivo l'attività "prevalente" in ogni immobile o
le "quote" di immobili da esse occupate.
idealista.it
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