Ventimiglia - Siamo tutti clandestini
Balzi Rossi, Ventimiglia, mattina di fine settembre.
La
scena si ripete sempre uguale: oltre 200 poliziotti in armi e
pesantemente attrezzati da antisommossa invadono il presidio “No Border”
di Ventimiglia, sgomberandolo violentemente. Scene ormai note, non si smentiscono mai.
Migranti
che arrivano dai loro Paesi martoriati dalla guerra, dalla fame e da
altre infamie spesso provocate dall’opulenza dell’Occidente (Italia
inclusa) cercano riapro da un destino già segnato. Cercano soluzioni per
avere una vita degna di essere chiamata tale, persone che cercano di
ricongiungersi con le loro famiglie in Francia, Germania, Svezia o
chissà dove, vengono bloccate alla frontiera con il rischio di essere
rispedite indietro all’inferno o rischiano di subire altri inferni come
le galere o CIE in questo Bel Paese.
Da parte del
potere di turno viene solo una retorica degna di un coccodrillo (chiedo
scusa al povero coccodrillo): sono pronti a puntare il dito sulla
inumanità di altri governi o di chi sembra il più criminale in quel
momento, ma intanto costruiscono meccanismi brutali e feroci per
impedire una reale circolazione, facendo finta di non ricordarsi che i
capostipiti in Europa delle leggi anti immigrazione sono state varate da
quel campione di democrazia che risponde al nome di Napolitano. La
legge Turco-Napolitano, quella che istituzionalizzava i CIE cioè la
galera per persone che venivano fermate senza permesso di soggiorno, è
stata l’apripista per la Bossi-Fini e ha ispirato anche tutti i governi
europei, che fanno largo uso di razzismo, implicito ed esplicito.
Insomma, siamo pronti per l’Oscar sulle migliori idee per peggiorare la
vita delle persone: i vari Renzi, Orban, Hollande hanno dei buoni
ispiratori a cui rifarsi. Come sempre non ci facciamo mancare nulla.
Cosa
è successo a Ventimiglia? Frontiera con la Francia, da giugno luogo di
transito per centinaia di migranti. Cercano di varcare il confine e
vengono fermati e rispediti indietro. Divieto di transito da parte dei
francesi, divieto di restare sul territorio italiano da parte delle
autorità locali. I migranti occupano gli scogli per protesta, la
popolazione solidarizza con queste persone, li aiuta, porta di tutto.
Da
San Remo a Milano, da Bologna e altri paesi, decine di solidali si
danno da fare con staffette di compagne e compagni. Portano cibo e
vestiario e UMANITÀ. Si formano cucine e cucinieri itineranti. I
migranti non vengono lasciati soli: le istituzioni, invece, come sempre,
brillano di inutilità. Quando la solidarietà diventa uan modalità della
vita quotidiana, quando non passa dalle istituzioni come carità, ma
diventa un modello organizzativo senza capi ne padroni, diventa
rivoluzionaria e sovversiva: diventa terrorizzante per il potere.
Diventa visibile che forme alternative allo stato di cose presenti
esistono, che un altro mondo è possibile.
Lo Stato non ha più ragione di esserci, le istituzioni politiche e caritatevoli ecclesiastiche si vanno a far benedire.
Gli
abitanti saltano tutte le mediazioni istituzionali, cominciano a
costruire relazioni umane nuove, di conoscenza diretta con i migranti e
con i solidali.
Comincia a non esistere più “l’altro”. Esiste il SIAMO.
Qui scatta la paura, il sindaco che sbraita “Aiuto Polizia… Ventimiglia è accogliente...” (pensa se non lo fosse stata).
“Legalità, legalità” starnazza Alfano”, “rispetto delle regole”, insiste…. (Da che pulpito).
Manca solo la richiesta di passare con le armi solidali e migranti.
Come da copione, Polizia e Carabinieri arrivano in soccorso dei potenti, il lato oscuro della forza.
Oggi,
4 ottobre, la lotta è ancora in piedi: oltre 300 solidali hanno
manifestato a Ventimiglia contro lo sgombero del presidio e, come
sempre, le forze del disordine si sono schierate in tenuta antisommossa
per difendere l’illegalità contro gli esseri umani.
SIAMO TUTTI CLANDESTINI, recitava lo striscione in solidarietà dei No Border.
WE WANT FREEDOM TO PASS BORDER, “Noi vogliamo essere liberi di viaggiare” diceva un altro striscione.
Purtroppo
per loro ma il bisogno di un mondonuovo non si può cancellare con
quattro manganellate, nemmeno con la galera e le cannonate. Il bisogno
di una umanità senza sfruttamento è destinata e prevalere: ce n’è
bisogno come l’aria che respiriamo.
Il mondo è davvero una polveriera: da
tutti i punti cardinali vengono grida di ribellione agli Stati, alle
gerarchie, al clero. Non c’è Paese dove non ci sia qualcuno che lotta
contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, contro le guerre: dalla Val
di Susa alle lotte durissime dei lavoratori cinesi, dai lavoratori delle
cooperative alle lotte contro lo sfruttamento dei territori, da Kobane
alla lotta contro le installazioni americane in Sicilia, dalle piazze
arabe alle metropoli greche e turche, da Gaza alle lavoratrici indiane,
dal Chiapas a tutti gli sfruttati e vilipesi dal capitalismo.
“Nostra patria è il mondo intero” è la nostra legge.
Siamo e saremo sempre dalla parte giusta.
Fonte: "Umanità Nova", settimanale anarchico
Commenti
Posta un commento