La storia non fa notizia

Un recente release di documenti da parte dell’FBI ha reso noto che Hitler quasi certamente non morì nel suo bunker il 30 aprile 1945 assieme a Eva Braun – il loro suicidio sarebbe stato solo una messa in scena – ma fuggì in Argentina, dove sarebbe rimasto nascosto e al sicuro, come molti altri scienziati e gerarchi nazisti, accolti a braccia aperte sul suolo americano. 

Alla notizia è seguito un assordante silenzio mediatico. Troppo mostruosa per essere vera? L’ho pensato anche io. Nonostante le tesi sul finto suicidio del dittatore non siano mancate, e fossero in molti a credere già da tempo che il Fuhrer non morì in Germania, mancavano le prove ufficiali che permettessero a questi dubbi di diventare certezze. O quasi, insomma. L’indifferenza riservata dai grandi media alla divulgazione da parte dell’FBI di questi documenti riservati in un primo momento mi aveva persino fatto sospettare che si trattasse di uno scherzo. Ma non lo è. I dettagli sulla figura di Hitler li avrebbe comunicati un informatore (di cui non viene rivelato il nome) al Bureau statunitense in cambio di asilo politico. Quindi l’intelligence sapeva, e molto probabilmente aiutò l’uomo, diventato il simbolo del male per antonomasia, a rifarsi una vita altrove, dopo aver inondato di sangue e orrore i mondo intero. 

Di questo argomento tornerò presto a parlarne, dal momento che le rivelazioni non finiscono qui. Per il momento accontantiamoci di alcune banali riflessioni: perché l’FBI ha deciso di divulgare questi documenti, oltretutto dopo così tanto tempo? E perché una rivelazione del genere non si è ancora guadagnata un titolo in prima pagina sui giornali? Siamo così anichiliti dal teatrino della politica da non renderci conto dell’enormità di una cosa simile, che ci sbatte in faccia, ancora una volta e con una forza mai vista, tutta l’ipocrisia su cui poggiano le nostre “democrazie moderne”? Eppure questo rilascio di informazioni ha permesso alle perplessità sulla figura di Adolf Hitler di uscire dalla palude del complottismo, per entrare nella storia ufficiale. I documenti non rappresentano la “prova” definitiva della fuga di Hitler in Argentina, ma se considerati nel contesto più ampio dell’Operazione Paperclip, cin cui gli americani salvarono i nazisti che fecero loro comodo, e la mancanza di prove – nonché le incongruenze – sulla morte del dittatore, bè allora si avvicinano a dare una quasi certezza. I mostri della Seconda Guerra Mondiale – gran parte dei quali mancarono dall’aula del Tribunale di Norimberga perché “introvabili” - sono stati condannati moralmente e salvati nei fatti. 

Oggi sappiamo, per via ufficiale, che molto probabilmente anche Hitler scampò alla giustizia, ma questa storia non fa notizia. Evidentemente per i nostri media è più interessante soffermarsi sul modo in cui si abbottona il cappotto il nostro Premier in presenza di Angela Merkel. “The show must go on” cantava Freddie Mercury. Ma si tratta di uno show che incanta un numero sempre più esiguo di persone.





Articolo originale pubblicato in: Aprile 2014

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