Nuovi UFO, vecchie bugie
Meno di 90 secondi per la notizia al TG5 delle ore 20, andata in onda sabato primo 1° Marzo, per essere a conoscenza che in Italia di UFO se ne vedono soltanto poche decine da alcuni anni a questa parte. Escluso dai titoli di testa, il micro servizio è apparso a sorpresa, invece, nella terza parte del notiziario, dove si è bisbigliato timidamente anche di flottillas, mostrando qualche filmato di repertorio tra i numerosi della casistica in America Latina. Il giorno successivo è stato solo il Messaggero, tra i quotidiani importanti cartacei (seguiranno a ruota decine di blog e siti Internet) a pubblicare in prima pagina un trafiletto che titola: “Se anche gli UFO preferiscono l’Italia: boom di avvistamenti”, nel quale si rimanda a un articolo a piena pagina all’interno, “Ufo, una storia italiana”. L’articolo non si sbottona più di tanto, focalizzando il suo interesse sulla pubblicazione di un nuovo libro , UFO, i dossier italiani (di Lao Petrilli e Vincenzo Sinapi, Edizioni Mursia), definito “una ricognizione diretta del fenomeno condotta sui documenti riservati dell’Aeronautiche che l’Arma ha deciso di desecreatare”. Il saggio si presenta dunque come un “mattone” in cui viene enucleata una mappa degli avvistamenti non identificati a partire dal 1972, da quando cioè l’Aeronautica militare ha iniziato a raccogliere in modo sistematico le segnalazioni UFO. Nel cosiddetto “metodo” che aiuti a classificare un oggetto come non identificato, il Messaggero riporta chiaramente che, negli ultimi quattro anni, nei nostri cieli gli UFO sono stati avvistati 56 volte. E che nel 2013 gli OVNI sono passati sulle nostre teste in 7 casi, dal Nord al Sud! A chi ravvedesse in questo numero una cifra piuttosto esigua, rispenderò che il metodo con cui l’Aeronautica avvia la selezione per stabilire se un oggetto è “UFO” è molto severo. Tutto comincia con la segnalazione del testimone ai carabinieri. Chi ha visto l’UFO è tenuto a darne una descrizione la più dettagliata possibile, aiutandosi anche con dei disegnini. I carabinieri poi passano la denuncia al Reparto Generale Sicurezza dell’Aeronautica. A questo punto scatta l’indagine tecnica interna, chiedendo ai reparti di competenza (compresi servizi radar) notizie su possibili traffici aerei al momento dell’avvistamento, nonché ai servizi meteo per verificare la presenza di eventuali palloni sonda o altro. Se alla fine della ricerca non si riesce a dare una spiegazione scientifica all’avvistamento, allora l’evento viene ufficialmente catalogato come “UFO” (o OVNI, Oggetto Volante Non Identificato). La domanda sorge dunque spontanea: e se un piccolo paese, testimone di un clamoroso avvistamento, non denunciasse il fatto ai carabinieri, il fenomeno in questione sarebbe o no classificato? E tutti i cittadini testimoni di avvistamenti UFO, senza andare da queste forze dell’ordine, non sarebbero dunque credibili? Ecco il risultato di questo perverso gioco: la maggioranza degli italiani non denuncia un bel niente e la risposta del potere si fa voce imperante e ufficiale. Per loro, l’anno scorso gli UFO sono passati solo… sette volte, ma si tratta soltanto di un’abile manipolazione pubblica e mediatica, ovvero un altro tiro mancino in questo mare magnum definito debunking.
Articolo originale pubblicato in: Aprile 2014
Articolo originale pubblicato in: Aprile 2014
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