<< Gli americani a Falluja hanno usato armi vietate e sconosciute >>
A rivelarlo una ricerca scientifica: attraverso l'analisi dei capelli della popolazione civile residente nella città irachena rasa al suolo nel 2004, sono state trovate tracce di uranio arricchito, lo stesso materiale usato per le bombe atomiche. L'Onu: “Migliaia i casi di cancri e malformazioni infantili”
Aborti, deformazioni congenite, disfunzioni al sistema nervoso. Effetti collaterali del dramma di Falluja, la città irachena devastata dai bombardamenti Usa del 2004: non solo per via dell’uso di armi proibite, come fosforo bianco e uranio impoverito, ma addirittura a causa dell’uranio arricchito. Lo rivela una sconvolgente ricerca curata dal professor Christopher Busby, dell’Università di Ulster, e pubblicata in Conflict and Health. L’analisi dei capelli dei genitori di molti bambini nati con gravi deformazioni o già malati di tumore sembra provare l’impatto devastante delle bombe americane: una scoperta stupefacente, con “molte implicazioni a livello globale” a carico dell’esercito a stelle e strisce, reo di avere utilizzato nella distruzione della cittadina armi non solo vietate, ma addirittura sconosciute alla letteratura scientifica.
Entro la fine di quest’anno l’esercito Usa lascerà l’Iraq.
Ma il Paese dovrà fare i conti con la pesante eredità della guerra.
Soprattutto Falluja, che grazie all’utilizzo di questi armamenti anche
contro la popolazione civile, è alle prese con aborti, deformazioni congenite, disfunzioni
al sistema nervoso. Impressionanti i numeri della catastrofe sanitaria
che ha colpito i bambini: secondo i dati di un recente rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati,
“nel 2006 si sono verificati 5.928 nuovi casi di malattie fino ad
allora inesistenti a Falluja, delle quali circa il 70 per cento sono cancri
e malformazioni in bambini minori di 12 anni”. Nei primi sei mesi del
2007, invece, i nuovi casi sono stati 2.447, “di cui più del 50%
riguardanti i bambini”. Oggi la situazione rimane gravissima in tutto il
Paese, con un tasso di cancro infantile che, in Iraq, è 14 volte quello
dell’Egitto.
Una situazione denunciata sin
dall’inizio dai medici locali, e supportata negli anni dall’evidenza
scientifica di numerose ricerche. L’ultima, in ordine di tempo, è uno
studio epidemiologico realizzato dal professor Busby assieme a Malak Hamdan, presidentessa della fondazione Cancro e Malformazioni Congenite, e Eleonore Blaurock-Busch,
responsabile del laboratorio tedesco che ha eseguito le analisi. Con la
fondamentale collaborazione di due pediatri dell’Ospedale generale di
Falluja, i dottori Samira Alaani e Muhammed Tafash. Oltre al suolo e
alle acque del posto, i due hanno analizzato i capelli dei genitori dei
bimbi malati. “Abbiamo trovato alti livelli di diversi elementi comuni:
calcio, alluminio, stronzio, bismuto e mercurio” afferma Busby: “Ma
l’unica sostanza che abbiamo rilevato e che potrebbe spiegare l’alto
tasso di malattie genetiche è l’uranio, un elemento radioattivo”.
Uranio che, però, in questo caso non è impoverito, bensì arricchito. Quello che “si usa nelle bombe atomiche
o nei reattori nucleari”, ricorda Busby. Un fatto decisamente anomalo,
che ha portato i ricercatori ad una conclusione: a Falluja, oltre alle
bombe al fosforo, sono stati utilizzati nuovi esplosivi con che non si
erano mai visti prima. “Quello che abbiamo trovato dimostra chiaramente
che esiste una nuova generazione di armi”, fa presente il professore.
Ma
come fanno gli scienziati ad essere sicuri del fatto che questa forte
presenza di uranio sia attribuibile agli attacchi del marzo 2004?
“L’uranio è espulso dai capelli, e questi crescono ad un ritmo di un
centimetro al mese”, rivela Busby che continua: “Abbiamo ottenuto
campioni di capelli molto lunghi da alcune donne, ed abbiamo misurato i
livelli di uranio attraverso la loro lunghezza”. Un test che ha
confermato l’alta esposizione di queste persone all’elemento radioattivo
in particolare fra il 2004 ed il 2005. “Ma soprattutto – insiste lo
scienziato – prova l’esistenza di nuove armi all’uranio”. Ordigni “che
fanno decisamente paura”.
L’equipe di ricercatori fa presente che
qualcosa di simile è stato riscontrato anche in un cratere in Libano
causato da una bomba israeliana. Per questo, secondo gli studiosi,
“L’identità delle armi all’uranio arricchito usate a Falluja e in altri
luoghi deve restare una questione aperta fino a quando i militari
israeliani e statunitensi non rilasceranno maggiori informazioni”.
Per
Hamdan, coautrice della ricerca, “questa straordinaria scoperta
dovrebbe far sì che il mondo si svegli”. Non si può continuare ad
ignorare gli effetti di queste armi radioattive sulla popolazione
civile, denuncia la studiosa, perché “un altissimo numero di persone
innocenti sono morte e moriranno in futuro, senza contare gli
innumerevoli padri e madri che guarderanno con orrore e pietà i loro
figli”.
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