Sebbene la storia ufficiale stabilisca che Hitler si suicidò con la sua
neosposa Eva Braun, il 30 Aprile 1945, e i loro corpi furono bruciati
nel bunker di Berlino, Abel Basti dichiara di avere le prove che tale
storia è un’invenzione.
Secondo la sua meticolosa ricerca, il leader del
Terzo Reich trascorse i suoi ultimi anni come commerciante d’arte e
subì una plastica facciale per cambiare i suoi connotati. Queste sono
solo due delle sconvolgenti rivelazioni contenute nel libro del
giornalista e storico argentino Abel Basti, dal titolo L’Esilio di
Hitler. Il ricercatore infatti asserisce che il Führer fuggì in Sud
America, con al seguito alcuni alti gradi delle SS, una teoria non
nuova. Già nel 1981 Donald McKale identifica la più antica fonte del
mito della fuga di Hitler in Argentina con l’inaspettata capitolazione
di un sottomarino tedesco nel luglio del 1945 a Mar del Plata. Ne
parlarono diversi giornali argentini, inoltre il 16 luglio del 1945 il
quotidiano Chicago Times riportò un sensazionale articolo sulla fuga di
Hitler nel Paese sudamericano. Già altri studiosi collocarono l’esilio
di Hitler in Antartide e Patagonia. Basti ha condotto le sue ricerche
per sette anni, visitando la Germania, intervistando testimoni
sopravvissuti, ottenendo persino foto di Hitler ed Eva Braun negli anni
dell’esilio. Secondo il giornalista, la coppia e altri della cerchia del
Führer volarono da Berlino alla Spagna, quindi attraversarono l’Oceano
Atlantico con tre sottomarini, raggiungendo l’Argentina. Probabilmente
seguirono la stessa strada Himmler, Bormann, Mengele e Eichmann. «Ho
avuto conferma della presenza di Hitler in Spagna grazie a un gesuita,
la cui famiglia era amica del leader nazista. Inoltre un documento dei
servizi segreti britannici rivela che in quei giorni un convoglio di
sottomarini lasciò la Spagna e, dopo aver essersi fermato alle isole
Canarie, proseguì per l’Argentina. Vi è anche un documento attestante
che l’FBI stava aspettando Hitler in Spagna dopo la II Guerra Mondiale»
afferma Basti.
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