La truffa del Bifidus: cosa c'è nel vasetto?

Mi sono imbattuto in alcune pagine abbastanza intricate ed intriganti per chi ha a cuore la regolarità intestinale della Marcuzzi e delle sue amiche. Questo poi fa capire quale lotta ci sia per conquistare una porzione di mercato, non fosse altro che una invasione di batteri nelle nostre pance. Leggendo e cercando di approfondire, mi sono accorto che quel famoso Bifidus actiregularis è una mera invenzione, ed anzi c’è addirittura qualcuno che insinua che neanche sia un batterio, ma una sostanza chimica probiotica, forse un lassativo. 
 
La multinazionale Danone, nel suo yogurth Activia, avrebbe usato, secondo quel che dice la pubblicità, un batterio con quel nome, che però non esiste. Ma costoro però l’avrebbero brevettato. Quindi per la Danone, o Dannon per gli americani, il Bifidus Regularis è roba loro. Ma esiste un batterio che è alla base di tutti i bifidi, ed è il Bifidobacterium animalis, ceppo DN173010 (che la danone pretende sia suo), e si trova negli intestini dei mammiferi, per cui anche degli uomini (e, pare, in minor quantità nelle donne…). Quindi quei furbastri l’hanno rinominato, usando il termine regular e trasformandolo nel latino maccheronico regularis.

La sensazione per i non latinisti è che quei simpatici esserini stimolino la regolarità dell’atto (quale atto? Quello che alcuni medici definiscono grande evento). Siamo in presenza di un marketing che enfatizza un nome che non è quello scientifico vero, con la sfrontatezza aggiunta della registrazione del nome come se fosse un loro batterio creato nei loro laboratori. Se vediamo bene, poi, a seconda del paese e della lingua, il nome cambia. Negli Usa è bifidus regularis, nel Regno Unito si modifica in actiregularis e anche bifidus digestivum. In Canada non richiama la regolarità ma scomoda il latte diventando lactis. Guarda caso in Germania ed Austria si trasforma in Digestivum Essensis! Forse per sottolineare una origine naturale, un’essenza digestiva, un po’ come le erbe svizzere da noi…
Ora, noi sappiamo che non si possono registrare con marchio i ceppi batterici e che non si possono chiamare con nomi diversi a seconda della nazione, deve esserci una denominazione univoca per facilitare la ricerca, la medicina, i controlli transnazionali sugli alimenti ecc.
A questo punto uno potrebbe pensare che ‘sto bifidus sia modificato geneticamente, e che abbiano incasinato i nomi, giocando sulle finali, per confondere le idee, dando una parvenza di scientificità ad un prodotto che va tanto di moda e che spende tanti di quei soldi per la pubblicità. Che poi serva sul serio è un altro paio di maniche. Probabilmente come tutti i ceppi di batteri intestinali, fanno il loro porco lavoro per mandarci con gusto di corpo, ma considerando che questi sono già in noi, riusciranno a parlarsi ed a riconoscersi all’interno delle nostre budella, visto il loro continuo mutar nome a seconda del ceppo linguistico?
Beh, io tutte le volte che incontro quella pubblicità, penso che non c’è bisogno, per loro, di ingurgitare quei vasetti con chissà cosa dentro (e se ci hanno messo un lassativo?) e mi auguro in cuor mio, e per la loro felicità, che vadano davvero a defecare, per dirla educatamente, tutti quanti…


www.zazoom.it

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Orge omosessuali in Vaticano, ecco i nomi degli ecclesiastici finiti sotto accusa

Fotovoltaico al grafene: potente quasi quanto l'uranio

Cairo-Dock 3.2 migliora il supporto per Multi-screen e Ubuntu 13.04