Orgoglioso

Sono pochi i giornali che possono permetterselo. 

Due giorni dopo aver pubblicato l'inchiesta su Amazon, il New York Times ha ospitato una column molto critica della sua public editor, Margaret Sullivan, secondo cui il quotidiano è stato troppo duro nei confronti dell'azienda di Jeff Bezos. Sullivan ha dato voce alle critiche dei lettori, dipendenti di Amazon e altri giornalisti, che hanno definito l'inchiesta ingiusta e sbilanciata. In particolare, ha rimproverato ai due autori di aver fatto un ricorso eccessivo a fonti anonime, e di aver basato le accuse su una serie di aneddoti e generalizzazioni più che su dati oggettivi. L'impressione di Margaret Sullivan è addirittura che, negli ultimi tempi, il New York Times ce l'abbia con Amazon. Vale la pena di ricordare che la public editor del New York Times risponde alle domande dei lettori sulle scelte del giornale, ma lavora fuori dalla redazione e le sue opinioni sono personali. Però, dato che sono pubblicate sul giornale, hanno un grande peso. È la figura più vicina a un giudice imparziale che un giornale possa immaginare di avere, un giudice che gode di piena autonomia e totale indipendenza per poter bilanciare la grande influenza del New York Times (dopo l'inchiesta, ha scritto Sullivan, molti lettori stanno pensando di non fare più acquisti su Amazon), ma la sua column è anche uno spazio di discussione interna. E Dean Baquet, direttore del quotidiano, ha chiesto di poter dire la sua. Ha espresso il suo “totale disaccordo” con le conclusioni della public editor. Ha spiegato che in alcuni casi non si può fare a meno degli aneddoti. Ha riconosciuto che inchieste così dure il New York Times non ne fa spesso, soprattutto per via dell'opacità delle grandi aziende. Ha difeso il lavoro degli autori e la qualità della scrittura.

E ha concluso: “Mi piace molto questa inchiesta. Sono orgoglioso di averla pubblicata”.

 



Fonte: Internazionale n.1117

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