La battaglia delle maiuscole

Insomma, mettetevi d'accordo: voi da sempre scrivete la parola “dio” con l'iniziale minuscola, ed un paio di volte ho letto su NonCredo le vostre motivazioni al riguardo che trovo rispettabilissime anche se non necessariamente condivise. Poi leggo su un grande quotidiano un articoletto fatuo a firma Antonella Baccaro, argomento: i vestiti tristi. Banalità, comunque. E ci trovo questa frase che mi ha fatto pensare a voi: “Se il Dio delle lavatrici esistesse...” ecc, parlando poi di canottiere. Ora, se la parola “dio” minuscola gioca al risparmio, mi sembra che il “Dio” delle lavatrici con la maiuscola sia uno sberleffo alle religioni, una provocazione non soltanto letteraria, una dimostrazione che la parola stessa è ormai soltanto residuale di ciò che ha voluto essere per secoli. Insomma, trash.


Benedetta V.




Credo che quando una qualsiasi parola “importante” arriva ad essere così banalizzata anche graficamente, vuol dire che ha concluso il suo ciclo semantico e filologico. Coloro, e sono morti, che sui vari campi di battaglia sono morti gridando “Viva il Re!” (qualunque re fosse) potrebbero mai accettare che si parli del “re dei tacchi di gomma” o del “re della celluloide” come alcuni decenni fa certa stampa, soprattutto americana, chiamava certy “tycoons”? Vale la pena di dire che l'oggetto e il suo nome simul stabunt, simul cadent.
 
 
 
 
Fonte: rivista "NonCredo" #33

Commenti

Post popolari in questo blog

Orge omosessuali in Vaticano, ecco i nomi degli ecclesiastici finiti sotto accusa

Fotovoltaico al grafene: potente quasi quanto l'uranio

Cairo-Dock 3.2 migliora il supporto per Multi-screen e Ubuntu 13.04