Il libro nero del capitalismo (1998) (Parte 1)
“Le centinaia di miliardi di dollari provenienti da molti paesi del Terzo mondo, che transitano sui conti segreti prima di raggiungere i mercati borsistici dell’Occidente, sono il sangue e la miseria dei popoli di tre continenti”.
Il capitalismo oggi è l’unico modello di società reputato soddisfacente, quando non ideale. Il suo maggior punto di forza consiste nel raggiungere il massimo profitto nel minor tempo, ma a quale prezzo? Associare al capitalismo parole come “crimine” o “genocidio” diventa lecito se si pensa che gran parte dell’umanità al di fuori dell’Occidente vive in condizioni di estrema povertà e rischia costantemente la vita a causa di malattie, malnutrizione e conflitti. Un gruppo di storici, economisti, sociologi, sindacalisti e scrittori ha riletto la storia dalla parte degli oppressi, dalla scoperta delle Americhe all’ultimo secolo, mettendo in luce gli eventi più drammatici che hanno macchiato di sangue le “democrazie” del Primo mondo. Schiavitù, repressioni, torture, espropriazioni di terre, dittature, disastri ecologici: i danni prodotti dal capitalismo oggi e in passato sono incalcolabili e non possono più essere ignorati.
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Prefazione
Beato capitalismo! Non annuncia nulla e non fa mai promesse. Nessun manifesto, nessuna dichiarazione in venti punti programmatici sulla felicità chiavi in mano. Vi spappola, vi sventra, vi asservisce, vi martirizza: in breve, vi delude? Avete il diritto di sentirvi infelici ma non delusi, giacché la delusione presuppone un impegno non onorato. Quelli che annunciano un domani in cui si canterà con la giusta intonazione, si espongono all’accusa di inganno quando il loro tentativo sprofonda in una spaventosa cacofonia. Il capitalismo, al contrario, si coniuga giudiziosamente al presente. Il capitalismo è. Quanto al futuro, lo lascia volentieri ai sognatori, agli ideologi, agli ecologisti. I suoi delitti sono quasi perfetti. Nessuna prova scritta che ne accerti la premeditazione. Il Terrore del 1793? Quelli che non amano le rivoluzioni si immaginano facilmente i responsabili: i Lumi e la irragionevole volontà di ordinare la società secondo la ragione. Il comunismo? Le biblioteche traboccano di opere da biasimare. Nulla di simile per il capitalismo. Non gli si può certo rimproverare di fabbricare sciagure pretendendo di recare felicità. Il capitalismo accetta di venir giudicato solamente su quanto lo motiva da sempre: la ricerca del massimo profitto nel più breve tempo possibile. Gli altri si interessano all'uomo? Esso si occupa di merci. Si sono mai viste merci felici o infelici? I soli bilanci che contano sono i bilanci contabili. Ascrivergli altri delitti è andare fuori tema. Semmai, si potranno tirare in ballo le catastrofi naturali. Ve lo hanno ripetuto a sufficienza: il capitalismo è la condizione naturale dell’umanità. l’uomo si trova nel capitalismo come un pesce nell'acqua. Occorre la frivola arroganza degli ideologi per voler cambiare il corso delle cose, con le incresciose conseguenze cicliche che conosciamo: rivoluzione, repressione, delusione, contrizione. Ecco il vero peccato originale dell’uomo: l’eterno rovello di scuotere il giogo, la lirica illusione di un avvenire libero dallo sfruttamento, la pretesa di mutare l’ordine naturale. Non muovetevi: è il capitalismo che si muove per voi. Del resto anche la natura ha le sue catastrofi. Cerchereste forse i responsabili di un terremoto o di un maremoto? Il crimine dopotutto implica un criminale. Anche il capitalismo ha le sue catastrofi naturali. Per quanto concerne il comunismo, le schede antropometriche sono facili da stabilire: due con la barba, uno con la barbetta, uno occhialuto, uno con i baffi, uno che attraversa lo Yangtze Kiang a nuoto, un patito dei sigari ecc. Si possono odiare quei volti in carne e ossa. Invece nel capitalismo compaiono soltanto indici impersonali: Dow Jones, CAC 40, Nikkei ecc. Provate a detestare un indice… L’impero del Male si identifica sempre con un territorio, ha le sue capitali. È legato a luoghi. Ma il capitalismo è ovunque e in nessun luogo. A chi inviare i mandati di comparizione per un eventuale processo di Norimberga?
Capitalismo? Arcaismo fuori moda! Aggiornatevi e usate la parola adeguata: liberismo. Il Littrè definisce il termine “liberale” come: “ciò che è degno di un uomo libero”. Non suona bene? E il Petit Robert ci offre una convincente lista di antonimi: “avaro, autocrate, dittatoriale, dirigista, fascista, totalitario”. Troverete forse giustificabile definirsi anticapitalisti, confessate però che occorre una buona dose di cattiveria per proclamarsi antiliberali! Cos’è dunque questo scherzo di un libro nero del capitalismo? Non vi accorgerete che l’enormità dell’impresa sconfina nel delirio? Il peggior assassino di massa della storia? E sia pure. Ma un assassino senza volto né codice genetico. Un assassino che opera impunemente da secoli nei cinque continenti. Buon divertimento. E a che pro? Non avete sentito il colpo di gong che annunciava al tempo stesso il termine dell’incontro e la fine della Storia? quell’assassino ha vinto. E ora si prende, nella sua versione mafiosa, le spoglie dei nemici. Quale avversario credibile si profila all’orizzonte?
Quale avversario? L’immensa moltitudine delle parti civili al suo processo. I vivi e i morti. La folla innumerevole di quelli che vennero deportati dall’Africa nelle Americhe, fatti a pezzi nelle trincee di una guerra idiota, bruciati vivi dal napalm, torturati a morte nelle prigioni dei cani da guardia del capitalismo, fucilati al Mur des Fédérés, a Fourmies, a Sétif, massacrati a centinaia di migliaia in Indonesia, quasi estinti come gli indiani d’America, assassinati in massa in Cina per assicurare la libera circolazione dell’oppio. Da tutti costoro le mani dei vivi hanno ereditato la fiaccola della rivolta dell’uomo non riconosciuto nella sua dignità. Sono le mani troppo presto senza vita di quei bambini del Terzo mondo che la sottoalimentazione, ogni giorno, uccide a decine di migliaia; sono le mani scheletrite dei popoli condannati a rimborsare gli interessi di un debito di cui i loro dirigenti-fantoccio hanno rubato il capitale; sono le mani tremanti degli esclusi, sempre più numerosi, tenuti ai margini dell’opulenza.
Sono mani di tragica debolezza e, per ora sono disgiunte. Ma non potranno che congiungersi, un giorno. Sarà allora che la fiaccola che essere portano incendierà il mondo.
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