Alla salute dell'ambiente marino

La start-up EcoTechSystems monitora lo stato dei mari con un approccio che affianca test classici e altri dedicati alla biodiversità di acque e sedimenti.


Sistemi di monitoraggio sviluppati a partire da dati scientifici per valutare lo stato di salute dell’ambiente marino. Sono quelli che permetto di capire quale sia il grado di inquinamento di uno specchio d’acqua, e così trovare soluzioni per preservare la sua biodiversità. Per farlo servono ricercatori, laboratori e aziende pronte a fare della tutela ambientale un loro cavallo di battaglia. Dal 2003 questo mix virtuoso ha preso vita ad Ancona, dove è nata EcoTechSystems, uno spin-off dell’Università Politecnica delle Marche. A fondarlo 11 soci fra ricercatori, assegnisti di ricerca e dottorandi, tutti appartenenti al Dipartimento di scienze del mare dell’ateneo marchigiano, tanto appassionati di scienza e di ricerca da trovare un modo per continuare a condurre i loro studi fuori dal sistema della ricerca universitaria, dove la precarietà non consente di fare programmi a lungo termine.

“L’idea che ci ha guidato fin dall’inizio è stata trasferire le nostre competenze maturate nell’ambito della biologia marina al servizio di aziende private per fornire servizi fuori dall’ordinario”, racconta Monica Armeni, amministratore delegato dell’azienda. Una decisione figlia anche della collocazione geografica del gruppo di ricercatori: sulla costa adriatica si affastellano la maggior parte delle piattaforma petrolifere italiane e il problema dell’inquinamento è particolarmente sentito.

Quando ci siamo proposti sul mercato abbiamo mutuato dai nostri progetti di ricerca l’obiettivo di monitoraggi a lungo termine, che potessero dare informazioni solide sullo stato di salute dell’area in cui le imprese operavano”, aggiunge Armeni. “Oltre ai classici test chimici abbiamo proposto un approccio ecologico che include anche l’analisi della biodiversità per identificare possibili alterazioni non solo nelle matrici ambientali, ma anche nelle popolazioni biologiche che caratterizzano l’area di studio. Con questo approccio abbiamo un quadro più ampio dei possibili mutamenti in corso e delle potenziali conseguenze a breve e lungo termine”.


Una nuova visione

In altre parole, in un momento in cui la sensibilità ambientale delle aziende cominciava a farsi strada, ma non era né comune né assicurata da leggi restrittive, EcoTechSystems ha suggerito due nuovi modi di guardare al monitoraggio ambientale: allungando il lasso temporale di studio e puntando l’attenzione sugli organismi che popolano acque e sedimenti. “Agli inizi degli anni duemila, abbiamo proposto a delle grandi aziende che estraggono petrolio e gas di effettuare questo tipo di analisi e ci hanno creduto. Oggi lo fanno tutti, perché la scienza ha dato valore a queste variabili ed è ormai evidente che è la componente biologica a fare la differenza”, commenta Armeni. Con il passare degli anni la compagine societaria si è assottigliata e oggi a portare avanti l’azienda sono in due, Monica Armeni e Mirko Magagnini, direttore tecnico.

“Fare l’imprenditore non è semplice è comporta un rischio a cui non sempre è facile fare fronte, soprattutto per le piccole aziende. La crisi ha avuto un forte impatto sulla nostra realtà, perché le grandi imprese hanno tagliato sul fronte della tutela ambientale, ma il nostro obiettivo rimane invariato: diventare un’azienda grande, in grado di accogliere ricercatori e neolaureati e dare loro l’opportunità di fare un percorso professionale che in Italia possiamo offrire davvero in pochi. È vero che la nostra è una piccola realtà, ma è praticamente unica nel suo genere”, dice con convinzione Armeni.

EcoTechSystems oggi non lavora solo con aziende del comparto oil and gas: l’approccio multidisciplinare dei ricercatori marchigiani è impiegato anche da imprese che operano nel settore delle costruzioni, delle comunicazioni, della chimica industriale; ma anche da enti e centri di ricerca. Fra le analisi effettuate da EcoTechSystems ci sono test microbiologici e ecotossicologici sviluppati ad hoc per valutare l’impatto di specifiche sostanze, come le vernici usate per il rivestimento degli scafi delle navi o i surfattanti impiegati nella ripulitura degli sversamenti di petrolio. Nel primo caso si effettuano studi di valutazione sull’azione dei prodotti antifouling, capaci di evitare l’attecchimento della vegetazione marina sulle parti sommerse di navi o di opere industriali; nel secondo si eseguono simulazioni di perdite di greggio su microscala finalizzate a valutare l’efficacia dei prodotti usati per la dispersione di vari tipi di petrolio e soprattutto il loro impatto ambientale.

Queste ricerche mirano a migliorare l’ecocompatibilità dei prodotti di biorecupero che molto spesso, aumentando la biodisponibilità degli inquinanti contenuti nel petrolio, possono avere un effetto deleterio sugli organismi. Competenze sviluppate anche in ambito europeo con il progetto Kill Spill (Integrated Biotechnological Solutions for Combating Marine Oil Spills), finanziato dal VII Programma quadro dell’Unione Europea, attraverso cui è testata l’ecocompatibilità di prodotti innovativi per la degradazione e la rimozione di idrocarburi dagli ambienti marini attraverso approcci ecotossicologici ed ecologici. Non solo, sempre in ambito europeo, la spin-off ha partecipato al progetto Ulixes per la messa a punto di metodologie ecocompatibili grazie a cui poter recuperare sedimenti marini contaminati, come i fanghi portuali di dragaggio, e nell’ambito del programma Horizon 2020 partecipa al progetto Marisurf, mirato allo studio dei potenziali effetti di biosurfattanti industriali derivati da microrganismi marini.


Proteggere il paesaggio

Fra i clienti di EcoTechSystems figurano anche enti e istituzioni pubbliche. Diverse agenzie regionali per la protezione ambientale (le ARPA), per esempio, si appoggiano ai ricercatori di Ancona per determinare lo stato di salute di ambienti di particolare rilievo paesaggistico e naturale. Come in Sardegna, dove sono stati analizzati 40 corpi idrici di transizione, alcuni dei quali di importanza strategica per la preservazione dell’habitat. Analoghi lavori sono stati effettuati in Sicilia e saranno svolti a breve in Puglia.

Ogni volta che terminiamo un monitoraggio rendiamo accessibili i risultati attraverso le pubblicazioni di studi su riviste scientifiche”, conclude Armeni. “È il nostro modo per contribuire alla ricerca e alla conoscenza aperta ed estesa dei dati di monitoraggio ambientale. Troppe volte si ripetono misurazioni e analisi in realtà già effettuate in passato solo perché i dati non sono disponibili, spendendo così soldi pubblici inutilmente”.


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