Il "Rapporto Roubini" prevede un 2015 da incubo.

E' appena terminato un anno difficile dove, sopratutto in Europa, la situazione è diventata sempre più difficile e insostenibile causata, da politiche sbagliate, neoliberiste, imposte dalla Troika e dalla Germania della Cancelliera Merkel che, il nuovo, il 2015 appena iniziato "Sarà addirittura da incubo".

La funesta previsione è firmata da Nouriel Roubini, economista molto apprezzato (e ascoltato) che insegna alla New York University. L'economista, nel suo abituale "report" d'inizio anno - report inviato a governi , fondi d'investimento e corporation varie - non promette nulla di buono: si parla apertamente di diseguaglianze che avverranno tra paesi. La crescita per il 2015 a livello mondiale non andrà oltre il 3% e la guiderà l'America - scrive senza tanti giri di parole l'economista - e l'Europa? Roubini lo scrive a chiare lettere, senza problemi: sarà un dramma. Le previsioni per l'anno nuovo sono drammatiche. L'economista scrive che l'Europa rimarrà ferma, immobile a immalinconire nella profonda crisi e, in più a determinare questo quadro per nulla lusinghiero concorreranno le innumerevoli tornate elettorali sparse un pò in tutto il Vecchio Continente. Su tutti le elezioni in Grecia (mette i brividi...ai mercati...la probabile, prevista vittoria di Syriza ma anche la corsa al Quirinale in Italia...sarà mica un caso se, in queste ultime ore iniziano a circolare voci che danno per certo un insediamento di un tecnico al Colle più alto di Roma...in questo caso, i brividi dovrebbero percepirli i cittadini italiani. Ma ci sarà la Spagna e quindi il Portogallo e, a chiudere, la Gran Bretagna).
Secondo le previsioni dell'economista di estrazione francese, al pari dell'Europa anche la Cina e il Giappone rimarranno al palo, ferme. Sul fronte del petrolio, il 2015 vedrà prezzi bassi che penalizzeranno la Russia e tutti i paesi emergenti. L'ultima parte del report è dedicata alle Borse. Qui, secondo Roubini, sarà confermata la tendenza alle difficoltà di questo 2015: perché le borse saranno ostaggio delle banche centrali.

Analizziamolo meglio questo report e vediamo cosa scrive l'economista sui vari argomenti.

-Gli Usa

La cosiddetta "anglosfera" (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada) resterà di gran lunga l'area mondiale a più forte crescita, anzi l'unica delle quattro macrozone (le altre sono Europa, Giappone e Paesi emergenti compresa la Cina) a registrare un forte sviluppo, intorno al 3%. "Con tre motori fermi su quattro - scrive Roubini - è difficile parlare di "locomotive": una parte consistente dell'economia si gioca oiggi su fattori interni per cui la sola anglosfera non è in grado di creare così tanta domanda da esportare crescita.

-La Cina

Pechino rallenterà ulteriormente la sua crescita, scendendo verso fine anno sotto il 6% rispetto al 7 o poco più con cui lo inizia. Questo si deve alle riforme interne che procedono lentamente e il cambiamento del modello di sviluppo in favore di maggiori consumi è fermo.

-L'Eurozona

E' il punto di debolezza - scrive l'economista - più grave su scala globale. Nessuna ripresa per quest'anno, dice senza mezzi termini Roubini, che anzi vede e prevede il moltiplicarsi dei rischi. Troppe e di crescente rilevanza, sono le forze politiche che minacciano di squassare alle radici la macchina dell'euro, anche senza volerla necessariamente abbattere. Roubini cita, a fianco di Syriza e Podemos, la Lega e il M5S ( a mio modesto parere, qui, su questo specifico punto però l'economista fa confusione: Syriza non è contro l'euro - come potrebbe esserlo M5S e la Lega qui in Italia, Syriza è contro le politiche di austerità dell'UE, capitaliste e neoliberiste. Podemos in Spagna si attesta sulle stesse posizioni della sinistra greca ma non ha nel suo programma la "crociata" contro l'euro...anche perché non è questo il nocciolo del problema ma, le politiche punitive imposte dalla Germania;n.d.r), mentre a Londra c'è il rischio - è sempre Roubini a scrivere - dopo le elezioni del referendum per l'uscita dall'UE, non direttamente influente sull'euro ma un segnale politico preoccupante. Quanto alla Bce, anche se riuscirà a varare il sospirato "quantitative easing sarà troppo tardi e troppo scarso, almeno a quanto si prevede (500 miliardi).

-Il Petrolio

Solo alla fine anno i Paesi produttori si decideranno a tagliare la produzione e il prezzo si stabilizzerà sugli 85 dollari. Fino ad allora, i valori continueranno ad essere bassissimi, e questo se è positivo per l'occidente, esclude dalle correnti di crescita parti intere di mondo - scrive l'economista - a partire dalla Russia. A proposito di quest'ultima, un accordo politico in extremis la salverà dal collasso con l'aiuto occidentale.

-La Deflazione

Resterà per tutto il 2015 il problema centrale dell'Europa e del Giappone. In entrambe le aeree la crescita dell'indice dei prezzi resterà ampiamente sotto l'1%. Il crollo del petrolio, che pure porta altre conseguenze positive, farà la sua parte. Anche in America l'inflazione è bassa ma guardando - come fa la Fed - alla "core inflation", depurata dei volatili valori energetici e alimentari, si arriva all'1,6%, cioè non lontano dal target che come in Europa è del 2. La deflazione, scrive Roubini, "è una piaga che resterà irrisolta, con il suo carico di debole domanda, mercato del lavoro fiacco, rialzi dei tassi reali sui debiti".

-Il Giappone

Un barlume di speranza lo suscita l'Abenomics 2, con il suo carico di riforme e di "quantitative easing" rafforzato. E va considerata la capacità del premier di indire rapidamente le elezioni appena stentava l'Abenomics 1, e poi di lanciare subito dopo misure monetarie coordinate con la banca centrale. "Indica un'efficacia operativa, una coerenza e un'unità che l'Europa difficilmente mai avrà".

-La Fed

Sui tassi americani, previsti in salita in primavera, Roubini scrive: "La bassa inflazione, la forza del dollaro, la debolezza dell'economia mondiale e il lento trasferimento dei rialzi salariali all'inflazione dovuto a persistenti problemi di produttività, sposteranno la scadenza al terzo trimestre se non più tardi". Anche per i successivi rialzi, in calendario per il 2016, "La Fed eviterà di creare eccessive aspettative di una stretta creditizia". L'unico fatto che può accelerare il processo è "un eccessivo releveraging" cioè se le aziende riprenderanno a indebitarsi troppo.

-La Guerra delle valute

La pressione concomitante della Bce, della Bank of Japan e della Cina per svalutare le rispettive valute sul dollaro finirà col creare tensioni con Washington. Non si andrà oltre gli 1,15 sull'euro e i 128 yen per dollaro.

-Le "Bolle"

Anni di tassi bassi hanno aperto la porta a speculazioni a rialzi incontrollati che potrebbero scoppiare, nelle case, nel credito, nelle azioni. Le banche centrali risponderanno con misure che, per non turbare il cammino sui tassi, saranno nuove e mai sperimentate con i rischi che comporta.

-La Volatilità

Le consistenti disponibilità liquide, anche dovute ai vari "Qe" inducono il rischio di grossi sbandamenti dei mercati, in presenza per esempio di qualche fatto politico di rilievo, positivo o negativo in Europa.


 



Fonte: roubiniglobaleconomics

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