Populismo e xenofobia, la nuova Lega Nord di Matteo Salvini

Le recenti elezioni europee in Italia hanno indubbiamente segnato una ridefinizione del quadro politico, specie sul fronte delle destre, seriamente in difficoltà dopo la diaspora interna all'ex-Popolo della Libertà e l'appannamento della figura di Berlusconi che, per quasi un ventennio, era stata il perno di una delle peggiori alleanze populiste, razziste e neoliberiste del Continente.

Abbiamo assistito, infatti, all'inesorabile sfilacciamento di una area politica e, più in generale, di un blocco sociale radicalmente conservatore che, già da un anno, si trova orfano dei propri rappresentanti e in affannosa ricerca di una ricollocazione.

Ma questo non significa che i giochi a destra siano chiusi, anzi: se qualcosa ci insegna la realtà di questi mesi, in una Europa attraversata da forti tensioni sociali dovute alla Crisi, sono proprio le componenti più regressive e xenofobe ad ottenere ottime affermazioni elettorali.

L'unica formazione che, infatti, è uscita sensibilmente rafforzata dalle ultime elezioni è la Lega Nord di Matteo Salvini: un risultato ottenuto con campagne sempre più feroci: contro l'immigrazione, le banche, il fisco e in difesa dei “diritti sociali degli italiani”, della “famiglia tradizionale” e della “identità cristiana”.

La strategia evidente è quella di cavalcare la dilagante insicurezza socio-economica, oltrechè la diffusa opposizione all'Euro e alla Unione Europea, mettendo insieme il razzismo gretto e volgare, tipico del Carroccio, con il modello di società propagandato, con successo, dal primo rabbioso Front National di Jean-Marie Le Pen.

Il grande nemico sono, ancora una volta, i rom ed i migranti (in particolare le comunità islamiche), contro i quali si chiedono drastiche “misure d'emergenza”, come l'intervento dell'esercito e della marina militare, per “difenderci dall'invasione”, concetto ribadito, in infuocati comizi e blitz mediatici, da Lampedusa alle periferie milanesi più difficili.

Salvini è ovunque; abbandonato il tema dell'indipendenza del Nord, la “difesa dei cittadini italiani” è oggi il cavallo di battaglia sul piano nazionale: il messaggio evocativo per catalizzare, intorno alla Lega Nord, gli elettori orfani del berlusconismo e sfondare tra i ceti medi impoveriti.

La crisi e, soprattutto, la recente storia francese insegnano: il “mercato della paura” paga, e poco importa, se queste irresponsabili e criminali campagne d'odio alimentano la guerra tra poveri; gli italiani, strozzati dai “politici dell'Euro” e dalla “immigrazione selvaggia”, devono mobilitarsi, per la loro “salvezza”, dietro il nuovo Alberto da Giussano.

Così, nel territorio, il potere leghista, utilizzando il tema delle “sicurezza” e lo slogan “prima gli italiani”, alza il tiro, dando vita ad una escalation normativa razzista, oscurantista e sempre più discriminatoria: come le recenti disposizioni sulla fecondazione eterologa della Lombardia di Roberto Maroni, le norme anti-rom di Flavio Tosi a Verona o le ordinanze comunali “contro il degrado” di Massimo Bitonci, neo-sindaco sceriffo di Padova.

Per l'erede di Umberto Bossi è tempo di nuova Crociata: l'offensiva locale e nazionale deve correre in parallelo, raccogliendo sulla sua strada tutte le forze possibili e spacciando, in quanto “esempio virtuoso”, la “buona” gestione amministrativa leghista del Lombardo-Veneto, come “qualcosa che farebbe bene anche al Sud!”.

Ma la prima importante partita si gioca in questi mesi e Salvini spinge sull'acceleratore, lasciandosi aperte tutte le porte, dando il via ad una mobilitazione generale, dispiegata su tre momenti, concepiti come un climax crescente e riuniti sotto l'autocelebrativo hashtag twitter: “#effettosalvini”.

Si comincia naturalmente dal Veneto, saldamente governato dal 2010 dal Carroccio, specificatamente da una piazza tematica, chiamata “Futuro è Indipendenza”, il 21 Settembre scorso, in quel di Cittadella, nell' Alta Padovana.
Parliamo di un territorio che ha vissuto, negli scorsi mesi, due fenomeni sociali, in parte esterni al mondo leghista, che però molto hanno fatto parlare di sé: il Veneto è stato, infatti, una delle centrali del populista “movimento dei forconi”, che qui si è dotato di una organizzazione autonoma stabile, vicina a quel mondo arrabbiato di piccole-medie imprese tipico del Nord Est, un bacino elettorale che il Carroccio non vuole, assolutamente, vedersi scippato.

Inoltre, in questa regione, è stato organizzato il primo “Referendum per l'Indipendenza”, una consultazione web autogestita, vinta ovviamente in modo schiacciante dai Serenissimi, che, al di là dei numeri trionfalistici degli organizzatori, ha avuto un significato politico importante, come sottolineato anche dal sociologo Ilvo Diamanti.

Un tema troppo ghiotto, dopo le vicende scozzesi, per non essere raccolto, tanto che il governatore leghista Luca Zaia ha fatto sua l'idea, annunciando in questi giorni l'indizione di un “vero” referendum per l'indipendenza (consultivo e a norma di legge vigente) organizzato ufficialmente dalla Regione Veneto e alla quale i cittadini residenti possono anche contribuire con una donazione, via web, su di un conto creato ad hoc.

La seconda tappa della strategia di Salvini è “la marcia su Milano” del 18 ottobre prossimo: un corteo nazionale, convocato nella metropoli meneghina, sul tema dell'immigrazione, dal titolo incendiario: “Stop Invasione!”.
Questa volta il quarantenne segretario leghista gioca in casa, con una manifestazione di popolo, dai toni radicalmente xenofobi, che, ha notato qualcuno, riprende lo stesso identico tragitto dell'annuale corteo del 25 Aprile, tradizionalmente la più importante manifestazione politica della città e della sinistra, snodandosi da Porta Venezia fino a Piazza Duomo, dove è programmato un comizio finale.

Nelle aspettative di Salvini c'è non solo un momento di massa politicamente significativo, ma anche un chiaro messaggio alle componenti dell'ex-centrodestra, in vista di una sua candidatura ufficiale, come sindaco, nelle elezioni comunali di Milano del 2016; l'obiettivo ambizioso mai nascosto.

Ma il piatto forte, il vero momento di rilancio nazionale, è senza dubbio la giornata di sciopero fiscale prevista per il 14 Novembre, intitolata: “Non pago! Affamiamo lo Stato”.
Una iniziativa, voluta espressamente da Salvini, concepita come un momento di disobbedienza, in tutta Italia, verso l'oppressione fiscale dello stato centrale (si tratta in pratica di non chiedere lo scontrino per un giorno): un tema forte, potenzialmente dirompente in una nazione tra le più colpite dall'Austerity e schiacciata da una delle più alte tassazioni d'Europa

Ecco pronta la Crociata d'autunno quindi, con un occhio, però, già rivolto alla primavera 2015, quando potrebbe svolgersi, salvo parere negativo della Cassazione, uno dei cinque referendum proposti dalla Lega, quello per “l'abrogazione della Legge Fornero”: una mossa scaltra, specie oggi nell'attuale braccio di ferro sull'art.18, in grado di scavalcare il sindacato sul piano sociale e di attrarre corposi consensi tra precari, lavoratori e pensionati.

Sempre nell'ottica di aggregare intorno a sé più forze possibili, prosegue, inoltre, la raccolta firme per un altro quesito referendario: “l'eliminazione della Legge Mancino”, che punisce dal 1993 “l'istigazione all'odio razziale”.
Questa norma, descritta dai leghisti semplicemente come “una legge contro la libertà d'espressione”, è una battaglia storica dei movimenti neofascisti italiani, che non a caso, durante le ultime elezioni europee, hanno dato quasi tutti pubblica e ufficiale indicazione di voto per la Lega Nord.

Una alleanza, questa con l'estremismo nero, che ha radici lontane, gestita con disinvoltura dall'eurodeputato Mario Borghezio, sia con la creazione di esperienze ponte tra il Carroccio e la destra radicale (una su tutte la recente “Associazione Patriae”, capitanata dal fascista milanese Fabrizio Fratus), sia direttamente con Casa Pound d'Italia e gli ex-Fiamma Tricolore di Progetto Nazionale.

Non stupisce, quindi, dopo alcune tensioni tra abitanti e migranti rifugiati, vedere spuntare scritte come “Lega salvaci tu”, poco prima di una visita proprio di Borghezio, sui muri di Corcolle, nell'estrema periferia est di Roma, né gli applausi per Salvini, dichiaratosi contrario all'embargo commerciale alla Russia, provenienti da piccole associazioni agricole del Sud.

L' attenzione del Carroccio anche ad istanze più meridionaliste non è rimasta inascoltata: sembra, infatti, trovare in Sicilia, Sardegna e Salento dei primi nuovi compagni di strada all'interno del progetto “Lega dei popoli”, il contenitore politico dove federare le forze filo-leghiste non padane.

Salvini dispone con precisione i suoi pezzi sulla scacchiera: la sfida populista e xenofoba per un autunno verde è cominciata.






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