Resistenza e Autodifesa fino alla vittoria!
La
storia ci ha dimostrato, ancora una volta, che sono la Resistenza e
l'Autodifesa dei popoli a fermare la tirannia degli stati e delle
religioni nella lotta per la libertà.
E così il 27
giugno scorso l'Esercito di difesa del popolo (YPG) e l'Esercito di
autodifesa delle donne (YPJ) hanno riconquistato e ripreso il controllo
dei territori della città di Kobane che, nella notte del 24 giugno
scorso, avevano subito un vile attacco da parte dei miliziani dello
Stato Islamico (Daesh) con la collaborazione della Turchia (ma anche di
Israele e dei soliti “simpatizzanti” occidentali).
La
città siriana di Tel Abyad (Gire Spi), che permette di collegare il
cantone di Kobane con quello di Jazira, era stata liberata nelle
settimane scorse e durante i combattimenti 17 mila sfollati erano
riusciti a mettersi in salvo.
Un centinaio di miliziani
dell'IS, recuperate le divise militari curde e dell'esercito siriano
libero e con l'aiuto di alcuni collaborazionisti, si erano nascosti tra i
profughi di Gre Spi (Tel Abyad).
Ma i miliziani
dell'IS sconfitti a Gire Spi come hanno fatto a nascondersi, dove hanno
trovato le divise e chi li ha aiutati a passare il confine?
Dopo
che la città di Gre Spi, la scorsa settimana, era stata circondata
dalle forze dello YPG e YPJ centinaia di mercenari dell'IS erano stati
fatti passare in Turchia e li hanno trovato le armi, le divise ed i
mezzi di trasporto e coloro che gli hanno permesso di passare facilmente
la frontiera di Mursitpinar per realizzare il vile attacco del 24
giugno scorso contro la città di Kobane ed il massacro di civili (120
morti e 180 feriti di cui molti vecchi e bambini).
Alle
4 di notte del 24 giugno, divisi su tre fronti, i miliziani del Daesh,
così, entravano nella città di Kobane facendo esplodere 3 autobombe.
I
miliziani e le autobombe sono state fatte passare dunque dalla
frontiera di Mursitpinar sul confine turco-siriano. Dalla frontiera di
Mursitpinar il governo della Turchia fa passare gli aiuti per lo Stato
Islamico, i rifornimenti e gli aiuti per le sue milizie.
Ma
la città di Kobane ha resistito all'attacco, ha continuato a combattere
e nel pomeriggio del 25 giugno, solo una delle tre zone di Kobane
rimaneva nella mani del Califfato dell'Is, quella dove si trova
l'ospedale di Medici Senza Frontiere.
La frontiera di
Mursitpinar è chiusa per la popolazione della Rojava, e l'infame governo
turco continua a collaborare con lo Stato Islamico e a negare la
possibilità di un corridoio umanitario. Dalla frontiera di Mursitpinar
non è possibile far passare gli sfollati dalle zone di combattimento e
gli aiuti.
Ma come mai lo Stato Islamico ha continuato a passare indisturbato causando morti e distruzione tra i civili a Kobane?
Lo
stato turco ha continuato a scavare tunnel e trincee sul confine con la
Rojava partendo dalla parte orientale del confine di Nusaybin per
preparare sempre nuovi attacchi ma la città di Kobane sta resistendo.
In
diverse città italiane ed europee continuano le iniziative di sostegno e
solidarietà con la Resistenza di Kobane e la Rivoluzione nella Rojava.
A
Roma, sabato 27 giugno, si è tenuto un presidio di fronte all'ufficio
del turismo turco in piazza della Repubblica a cui hanno partecipato
alcune centinaia di manifestanti per denunciare il governo di Ankara che
sta continuando indisturbato a sostenere lo Stato Islamico.
I
popoli del Rojava non hanno permesso all'IS e hai suoi alleati di
rientrare nella città di Kobane, divenuta ormai il simbolo della
Resistenza dei popoli contro lo Stato Islamico e la tirannia.
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