UROBORO: La spirale della povertà
Intervista
tratta ed aggiornata da Tyerra y Libertad sull’uscita del documentario
Ouroboros: La espiral de la pobreza, prodotto dal Gruppo Anarchico
Albatros. Il documentario è sottotitolato in varie lingue, comprese
italiano ed esperanto.
Dal febbraio del 2014, il gruppo
anarchico Albatros di Madrid (FAI) si è impegnato in un progetto che è
uscito in questi ultimi giorni. Si tratta di un documentario sulla
solidarietà contrapposta alle forme di carità della Chiesa, che sempre
più spesso vengono approvate anche dallo Stato. Presentiamo ai nostri
lettori un’intervista con i membri del gruppo.
+ Com’è nata l’idea di dare vita a un filmato su questo tema?
-
Ci convincemmo a seguito di una ricerca fatta da un membro del nostro
gruppo, Julio, su questo argomento. Ci accorgemmo che la partecipazione
di chi ha lavorato in progetti di solidarietà, con le proprie
esperienze, che spesso si scontravano con le istituzioni di
“beneficenza” di sempre legate alla Chiesa cattolica, potevano ben
complementare la critica già portata avanti con le conferenze.
+ Da dove è uscito e che significa Uroboro?
-
C’è stata in principio un po’ di riluttanza nell’usare questa parola,
perché è poco comune. Ma alla fine la scegliemmo perché racchiude
un’allegoria che rispecchia perfettamente il meccanismo della carità. È
una parola di origine greca che indica un sistema chiuso, infinito, dal
quale è impossibile uscire. Siamo abituati a vederlo rappresentato come
un serpente che si morde la coda, e sicuramente in molti si ricorderanno
dell’Auryn, in quell’opera geniale di Michael Ende che si intitola “La
storia infinita”.
Per noi sta a simboleggiare la realtà
perversa, nella quale i responsabili della miseria di una grossa parte
della popolazione (in continuo aumento) con le politiche dei vari
governi, con lo sfruttamento indiscriminato dei lavoratori da parte dei
datori di lavoro, o con la menzogna a difesa dell’ordine vigente dai
pulpiti, si mettono in prima linea nella “preoccupazione per la povertà”
e incoraggiano donazioni in risposta ad un dovere cristiano, molto più
comodo dell’etica che metterebbe in dubbio l’origine della loro
ricchezza.
C’è chi lo ha sottolineato
indiscutibilmente dicendo che è contro la ricchezza che bisogna lottare,
e non contro la povertà, perché la prima è la causa dell’altra.
+ Su chi avete potuto contare per realizzare il documentario?
-
Per la parte tecnica ci siamo affidati a gente di un livello
professionale al quale non siamo abituati, a esser sinceri, e si nota
nel risultato finale. Però oltre alle telecamere e al suono, è stato
davvero emozionante avere il supporto delle compagne per i lavori di
trascrizione, traduzione, sottotitoli e altri, compagne che si sono
offerte sin dal primo istante e senza il loro impegno militante non
avremmo terminato né nei tempi né con la qualità che abbiamo infine
ottenuto.
Dall’altra parte, per dar
voce alla storia, abbiamo creduto opportuno intervistare persone come
Gonzalo Puente Ojea, ex ambasciatore della Santa Sede e autore di molti
libri che smascherano il cristianesimo che abbiamo ereditato e difendono
l’ateismo, e Ana Lima, presidente del Consejo General de Trabajo Social
(Consiglio Generale del Lavoro Sociale) dal quale partì la denuncia al
programma “Entre todos” (Tra tutti) non appena fu trasmesso alla
televisione pubblica.
Sul piano della lotta
collettiva organizzata (assembleare) inserendo azioni di intervento
sociale, partecipanodue portavoce della scuola occupata di Cordoba Rey
Heredia, un membro dell’accampamento Dignidad di Merida, che ci racconta
il suo scontro con la Fondazione Banco Alimentare di Badajoz, un membro
dell’assemblea 15-M del quartiere madrileno di Tetuàn dove misero in
piedi un banco alimentare indipendente che venne chiuso dalla polizia su
interessamento della FESBAL (Federazione spagnola dei banchi
alimentari), e due persone della OFIAM (Ufficio di Mutuo Soccorso di
Manoteras, altro quartiere di Madrid). A tutti loro e a coloro che non
ho nominato, non ci stancheremo mai di ringraziarvi per il vostro aiuto.
Ci
è stata utile anche un’intervista in radio al compagno Julio Reyero per
arricchire con i dati della sua ricerca sulle istituzioni caritatevoli
di maggior rilievo le esperienze raccontate dal resto dei compagni.
+ Come avete finanziato il filmato?
- Prima
di tutto con la collaborazione di chi ci sta vicino, e non poteva
essere diversamente. La fondazione Anselmo Lorenzo e Aurora
Intermittente hanno partecipato generosamente, come anche vari compagni
del nostro gruppo e di altri gruppi della Federacion Anarquista Iberica.
Ci hanno dato una mano anche AMAL (Associazione Madrilena di Atei e
Liberipensatori), sindacati della CNT come quelli di Aranda de Duero,
Malaga, Salamanca, Toledo e molte altre persone interessate
all’argomento e che hanno partecipato agli incontri dedicati.
Approfittiamo di queste righe per mandare un affettuoso saluto a tutti
loro e a tutte quelle persone che continuano a collaborare o pensano di
farlo dopo aver letto questa rivista, li invitiamo a mettersi in
contatto con il gruppo. È stata una spesa considerevole se parliamo in
assoluto e tenendo in conto che non ci siamo abituati, però rispetto al
risultato è costato molto meno grazie alla partecipazione di tutti
quelli che hanno collaborato perché credevano che valesse la pena
portare a termine il progetto. Senza dubbio non possiamo aspettarci che
qualcosa del genere arrivi dalle istituzioni di regime perché è un attacco alla base ideologica del sistema.
+ Quando e dove pensate di presentare il documentario?
-
Se tutto va bene come speriamo, sarà tutto pronto per la fine di
gennaio, e vorremmo organizzare una presentazione con molta visibilità
nella sala di un cinema con discreta capienza. Non è ancora deciso,
probabilmente sarà al Cine Dorè della Filmoteca Espanola, e se non fosse
possibile cercheremo una sala simile.
Crediamo
sia della grandezza giusta perché avrà abbastanza risonanza, o almeno
lo speriamo sia per la diversità delle persone che hanno collaborato sia
per la tematica.
Che noi
sappiamo non ci sono altri lavori simili sull’argomento, e anche i mezzi
considerati di sinistra fanno riferimento nella lotta alla povertà al
modello Caritas e ai loro rapporti.
Successivamente
lo metteremo a disposizione pubblica e gratuita su internet, affinché
possa essere visto anche in zone dove non si parla lo spagnolo, lo stimo
traducendo e sottotitolando in inglese, francese, tedesco e
probabilmente in italiano e in esperanto, come ci si poteva aspettare.
Se dopo gennaio ci si trovasse in difficoltà a reperirlo potete mettervi
in contatto con noi e vi diremo come fare.
Per
concludere, speriamo che sia interessante per la maggior parte del
pubblico, che sia numeroso, e che risulti utile nella lotta che ci
coinvolge, per girare la frittata in un mondo nel quale si inviano sei
furgoni della polizia a sfrattare di casa un’anziana di 85 anni a
Vallecas e allo stesso tempo si proteggono dirigenti e politici che
hanno rubato denaro pubblico per la stessa cifra che si reclama a questa
signora (si veda il caso di Beltràn Rodriguez, non è un esempio
inventato).
Ha ragione la Chiesa quando dice che è una crisi di valori, ma non sono i valori che credono loro.
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