Armi chimiche in mare

Gli scarichi industriali e i farmaci non sono l’unica spazzatura presente nell’acqua di cui dovremmo preoccuparci. Per decenni, gli oceani del mondo sono stati utilizzati come un gigantesco bidone dell’immondizia dei prodotti chimici più nocivi e letali in circolazione. Vari Paesi hanno scaricato in acqua centinaia di migliaia di tonnellate di armi piene di cianuro, gas mostarda, sarin, fosgene, VX, Zyklon B e altri agenti nervini.

La pratica di usare il mare come discarica iniziò verso la Prima Guerra Mondiale, sebbene praticamente non esista una documentazione in proposito. È poi diventata frenetica subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ritrovandosi enormi depositi di armi tedesche, gli Alleati pensarono bene di gettarle nelle acque circostanti l’Europa. Secondo stime ufficiali della NATO, fra il 1945 e il 1947 sono state scaricate nel Mar Baltico e nell’Atlantico del Nord 300.000 tonnellate di queste armi, contenenti 60.000 tonnellate di agenti nervini.

Il Giappone possedeva molta meno di questa roba rispetto ai nazisti, tuttavia ne furono gettate nel Pacifico quasi 5.000 tonnellate. La Gran Bretagna e l’Australia ricorsero a questo metodo per sbarazzarsi di parte dei loro arsenali dopo la fine delle ostilità. Negli anni ‘50 si scaricavano in mare ancora per lo più agenti nervini dell’epoca della Seconda Guerra Mondiale. Sul finire degli anni ‘60 e negli anni ‘70, gli Stati Uniti d’America gettarono nell’Atlantico decine di migliaia dei propri razzi M-55, non stagni, pieni di sarin.

Il Bulletin of the Atomic Scientists riferisce: “Secondo uno studio condotto nel 1993 dalla US Arms Control and Disarmament Agency (ACDA, Agenzia USA per il controllo delle armi e il disarmo) in tutto, gli Stati Uniti sono responsabili di avere effettuato 60 scarichi in mare, per un totale di 100.000 tonnellate di armi chimiche piene di materiali tossici e letali. I siti statunitensi si trovano nel Golfo del Messico, al largo del New Jersey, della California, della Florida, di New York e del South Carolina, e nei pressi di India, Italia, Norvegia, Danimarca, Giappone e Australia”.

Lo scienziato Alexander Kaffka ammonisce: “A quel tempo erano previste alcune importanti regole di sicurezza, come, ad esempio, scaricare soltanto in acque profonde e lontano dalle coste. Ma le regole venivano spesso infrante, portando al tipo di discarica più pericoloso: in acque poco profonde, negli stretti e in aree dov’è attiva la pesca”.

Il mare ha riportato a riva bombe al gas mostarda sulle spiagge di Polonia, Germania e Australia mentre in Giappone molte persone sono rimaste ferite e persino uccise dopo essere venute in contatto con agenti nervini affiorati. Alcuni di quei proiettili perdevano già prima di essere spediti in fondo all’oceano e nessuno dubita che la corrosione abbia permesso la fuoriuscita di altro materiale dai contenitori. Il New York Times riferisce: “Scienziati dei paesi baltici e della Russia hanno trovato materiale letale incorporato nei sedimenti e gas mostarda sulfureo altamente tossico, sotto forma di blocchi di gelatina marroni-giallasstri, è arrivato sulle coste”.

Eppure è controverso se questo materiale rappresenti davvero una minaccia. Ovviamente, la maggior parte dei governi pensa che tutto vada a meraviglia. Dopo il 1974 gli Usa non hanno neppure più mandato una sonda a verificare le condizioni delle armi chimiche scaricate, né progettano di controllarle in futuro. Gli scienziati tendono a preoccuparsi maggiormente, ma alcuni di loro avvertono che fare qualsiasi cosa con simili quantità di veleno è più rischioso che lasciarle stare.


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