Vengono sperimentati farmaci su cavie umane inconsapevoli
Uno studio condotto dalla Johns Hopkins University e pubblicato sul Journal of Medical Ethics ha chiesto a centinaia di “ricercatori sanitari in Paesi in via di sviluppo” se i loro studi su esseri umani erano controllati da commissioni etiche. Il quadro che ne è risultato è deprimente: il 44% di quanti hanno risposto ha dichiarato che nessuno supervisiona il loro impiego di cavie umane. Le corporation e le organizzazioni no profit statunitensi finanziano un terzo di questi esperimenti incontrollati. Quanto agli studi sottoposti a un qualche controllo, nel 92% dei casi lo screening era stato condotto dalle commissioni etiche dell’istituzione che seguiva la sperimentazione, senza alcun intervento di organismi a più alto livello.
Lo studio ha rivelato poi un altro problema fondamentale: casi in cui i moduli di consenso del paziente non erano redatti nella lingua del paese ospitante.
Non che tutti i ricercatori si preoccupino dei moduli di consenso. In anni recenti, l’India è stata turbata dalla rivelazione di varie sperimentazioni illegali di farmaci dall’esito fatale.
Alcune delle più grandi società farmaceutiche e biotech del paese sono immerse fino al collo in scandali che riguardano persone anziane, donne sterili e malati di cancro ai quali sono state somministrate medicine in fase di sperimentazione a loro insaputa (nel caso del cancro, le sperimentazioni segrete sono state eseguite da un ricercatore della Johns Hopkins).
Ma esperimenti che richiamano l’etica medica di Mengele non si svolgono soltanto nei paesi in via di sviluppo. La sperimentazione di farmaci pediatrici su orfani statunitensi è sfuggita quasi completamente all’opinione pubblica, ma il giornalista d’inchiesta indipendente Liam Scheff sta sollevando il coperchio su questa pratica tremenda (data la loro totale impotenza, gli orfani sono sempre stati cavie predilette della sperimentazione medica). La ICC – un’organizzazione cattolica sotto il patronato dell’Arcidiocesi di New York – ospita bambini sieropositivi o nati da madri con il virus dell’HIV. Questi bimbi sono stati usati come cavie per decine di esperimenti finanziati da enti governativi e compagnie farmaceutiche. Sono stati somministrati loro medicinali altamente tossici, come l’AZT, talvolta quand’erano ancora nella culla.
Sebbene alcune delle parti in causa sostengano che i bambini hanno potuto godere di meravigliose cure all’avanguardia, documenti ottenuti dall’Observer di Londra dimostrano che alcuni esperimenti erano volti a verificare la “sicurezza e tollerabilità”, nonché la “tossicità” dei farmaci contro l’HIV e la “tollerabilità [e] sicurezza” dei farmaci per l’herpes. L’Observer riferisce che “un esperimento sponsorizzato dalla Glaxo e dalla casa farmaceutica statunitense Pfizer studiava la ‘sicurezza a lungo termine’ di farmaci antibatterici su bambini di appena tre mesi”. Uno studio è intitolato: “The safety and effectiveness of treating advanced AIDS patients between the ages 4 and 22 seven drugs, some at higher than usual doses” (Sicurezza ed efficacia del trattamento di pazienti affetti da AIDS in stadio avanzato, di età compresa tra i 4 e i 22 anni, con sette farmaci, alcuni a un dosaggio più elevato di quello consueto). Ai bambini che si rifiutano di prendere le medicine è stato praticato sull’addome un foro attraverso il quale è possibile introdurle direttamente nel loro organismo.
Lo studio ha rivelato poi un altro problema fondamentale: casi in cui i moduli di consenso del paziente non erano redatti nella lingua del paese ospitante.
Non che tutti i ricercatori si preoccupino dei moduli di consenso. In anni recenti, l’India è stata turbata dalla rivelazione di varie sperimentazioni illegali di farmaci dall’esito fatale.
Alcune delle più grandi società farmaceutiche e biotech del paese sono immerse fino al collo in scandali che riguardano persone anziane, donne sterili e malati di cancro ai quali sono state somministrate medicine in fase di sperimentazione a loro insaputa (nel caso del cancro, le sperimentazioni segrete sono state eseguite da un ricercatore della Johns Hopkins).
Ma esperimenti che richiamano l’etica medica di Mengele non si svolgono soltanto nei paesi in via di sviluppo. La sperimentazione di farmaci pediatrici su orfani statunitensi è sfuggita quasi completamente all’opinione pubblica, ma il giornalista d’inchiesta indipendente Liam Scheff sta sollevando il coperchio su questa pratica tremenda (data la loro totale impotenza, gli orfani sono sempre stati cavie predilette della sperimentazione medica). La ICC – un’organizzazione cattolica sotto il patronato dell’Arcidiocesi di New York – ospita bambini sieropositivi o nati da madri con il virus dell’HIV. Questi bimbi sono stati usati come cavie per decine di esperimenti finanziati da enti governativi e compagnie farmaceutiche. Sono stati somministrati loro medicinali altamente tossici, come l’AZT, talvolta quand’erano ancora nella culla.
Sebbene alcune delle parti in causa sostengano che i bambini hanno potuto godere di meravigliose cure all’avanguardia, documenti ottenuti dall’Observer di Londra dimostrano che alcuni esperimenti erano volti a verificare la “sicurezza e tollerabilità”, nonché la “tossicità” dei farmaci contro l’HIV e la “tollerabilità [e] sicurezza” dei farmaci per l’herpes. L’Observer riferisce che “un esperimento sponsorizzato dalla Glaxo e dalla casa farmaceutica statunitense Pfizer studiava la ‘sicurezza a lungo termine’ di farmaci antibatterici su bambini di appena tre mesi”. Uno studio è intitolato: “The safety and effectiveness of treating advanced AIDS patients between the ages 4 and 22 seven drugs, some at higher than usual doses” (Sicurezza ed efficacia del trattamento di pazienti affetti da AIDS in stadio avanzato, di età compresa tra i 4 e i 22 anni, con sette farmaci, alcuni a un dosaggio più elevato di quello consueto). Ai bambini che si rifiutano di prendere le medicine è stato praticato sull’addome un foro attraverso il quale è possibile introdurle direttamente nel loro organismo.
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