Semaforo verde europeo per uccidere, distruggere e ridurre in polvere Gaza
Con il suo continuo silenzio la Germania ufficiale sta collaborando
con Israele nel suo percorso di distruzione e morte scatenato contro i
palestinesi di Gaza. La Germania non è sola; anche il silenzio
dell’Austria è assordante.
In realtà, perché isolare questi due paesi? Nel secondo o terzo giorno della guerra
la cancelliera Angela Merkel non è stata la sola a dichiarare di essere
schierata al fianco di Israele. L’intera Unione Europea ha appoggiato
Israele e il suo diritto di “difendersi”.
Sì, Francia e Gran Bretagna si sono un po’ agitate la settimana
scorso, producendo alcuni flebili suoni di protesta. Ma la posizione
originale della UE, dichiarata il 22 luglio, echeggia tuttora. Ha
accusato la parte che è sotto prolungato assedio israeliano di essere la
causa dell’aggravamento. Si tratta della parte che, nonostante tutte le
dichiarazioni europee sul suo diritto all’autodeterminazione e a uno
stato indipendente nella West Bank e a Gaza, è tuttora sotto occupazione
israeliana dopo 47 anni.
Gli stati membri della UE e, naturalmente, gli Stati Uniti hanno dato
a Israele semaforo verde per uccidere, distruggere e ridurre in
polvere. Hanno imposto il fardello della colpa a quelli che lanciano i
razzi, i palestinesi. I razzi stanno disturbando l’”ordine” e la
“quiete”, mettendo in pericolo la sicurezza di Israele, che è così
debole e vulnerabile, sempre attaccata senza alcuna ragione.
Fondamentalmente gli Stati Uniti e l’Europa stanno avallando lo
status quo nell’ambito del quale la Striscia di Gaza è divisa dalla West
Bank. L’assedio israeliano di Gaza e l’oppressione della popolazione
palestinese della West Bank sono la quiete, l’ordine e la sicurezza di
Israele. Chiunque osi violare questo va punito. Nelle loro appassionate
dichiarazioni sul diritto di Israele di difendersi, i dirigenti della UE
non citano il diritto dei palestinesi alla sicurezza o alla protezione
dall’esercito israeliano.
L’Europa e gli Stati Uniti non hanno dato semaforo verde a Israele
per l’intensificazione – per distruggere, uccidere e infliggere di una
dimensione senza precedenti – all’inizio delle ostilità. L’avevano già
dato ancora nel 2006, quando sono stati all’avanguardia del boicottaggio
del governo di Hamas, eletto con un voto democratico.
Già allora hanno scelto di punire collettivamente l’intera
popolazione della Palestina occupata ignorando il motivo principale per
cui quell’organizzazione aveva conquistato la maggioranza: il regime
pupillo palestinese che l’Europa aveva promosso, l’Autorità Palestinese.
Tale regime rimane macchiato da due mali: corruzione e fallimento delle
sue tattiche diplomatiche per ottenere l’indipendenza.
La condotta dell’AP ha condotto a una situazione in cui i negoziati,
la volontà di raggiungere un accordo di pace con Israele e persino
l’opposizione alla lotta armata per motivi morali e pratici sono
diventati sinonimo dell’arricchimento di un piccolo gruppo, assieme alla
sua cinica ignoranza dei i diritti e delle condizioni della maggior
parte della popolazione.
Né quiete né ordine
Si può capire che gli esperti israeliani della sicurezza abbiano
ripetutamente mal interpretato le correnti aperte e sotterranee che
percorrono la società palestinese e che disturbano in continuazione la
“quiete”. I cervelli di quegli esperti non sono programmati per capire
che la quiete e l’ordine che devono preservare non sono né quiete né
ordine.
Due settimane fa Jacob Perry, il beniamino del pubblico e figura chiave del documentario “The Gatekeepers”,
ha detto di sperare che la dirigenza della sicurezza sarà in grado di
contenere la più recente ondata di dimostrazioni nella West Bank.
“Queste dimostrazioni sono un male per loro e per noi”, ha detto l’ex
capo del servizio della sicurezza Shin Bet in un modo tipicamente
paternalista. In realtà l’esercito, che non ha atteso il suo consiglio,
continua a uccidere dimostranti che non rappresentano un pericolo per
la vita dei soldati. Lo fanno ogni settimana e feriscono dozzine di
altri (due altri sono stati uccisi in questo fine settimana). Persino
dopo 47 anni i dirigenti della sicurezza non capiscono che l’oppressione
non porta alla sottomissione. Al massimo si limita a ritardare uno
scontro più sanguinoso, come sta oggi avvenendo a Gaza.
Ma e gli esperti, operatori degli aiuti, diplomatici e consiglieri
civili e militari europei e le lezioni accumulate nel corso di tanti
anni di colonialismo? Si sarebbe pensato che tutte queste persone ed
eventi avrebbero evitato all’Europa di commettere un errore così
vergognoso nel 2006, dal quale sono derivate tutte le recrudescenze
affogate nel sangue palestinese.
Il boicottaggio di Hamas, che in effetti è stato un boicottaggio del
popolo palestinese nei territori occupati, ha incoraggiato Fatah e il
presidente dell’AP Mahmoud Abbas a rovesciare i risultati delle elezioni
con mezzi non democratici. Il boicottaggio e il disprezzo occidentale
per il risultato delle elezioni ha soltanto stimolato Hamas a canali
estremi e disperati, trasformandolo, nella mente del pubblico, in
un’alternativa martire e rispettabile.
In realtà non si è trattato di un “errore”, bensì di una decisione
consapevole. I paesi europei e gli Stati Uniti desiderano investire
miliardi di dollari nei territori palestinesi per la ricostruzione dalle
macerie create usando armi statunitensi, e probabilmente europee.
Questi dollari affrontano disastri umanitari causati dall’occupazione
israeliana.
Europa e Stati Uniti vogliono finanziare tende, cibo e acqua per
addomesticare una dirigenza tenuta in ostaggio mediante queste
donazioni. Questi leader perciò promettono di non disturbare l’ordine e
la quiete. Non sono la giustizia e i diritti dei palestinesi che
l’occidente ha cari, è il mantenimento della “stabilità”.
Germania e Austria sono particolarmente degne di nota. A causa loro
vi è l’impressione che l’Unione Europea sostenga Israele a causa di
sensi di colpa per l’assassinio degli ebrei d’Europa durante
l’occupazione tedesca e a causa di un impegno morale nei confronti del
discendente di quel capitolo della storia, lo stato di Israele.
Dietro lo scudo dell’Olocausto non c’è bisogno di discutere degli
interessi dell’occidente, statunitensi o europei. Essi includono il
continuo controllo, mediante agenti fidati, di risorse di gas e
petrolio, la protezione dei mercati e la salvaguardia della “sicurezza”
di Israele come potenza occidentale, percepita come entità stabile in
grado di contenere e contrastare i cambiamenti nella regione.
Se la sicurezza degli ebrei del Medio Oriente fosse davvero
d’interesse per i paesi europei, specialmente Germania e Austria, essi
non continuerebbero a sovvenzionare l’occupazione israeliana. Non
darebbero a Israele semaforo verde per uccidere e distruggere.
Lo spirito della resistenza è vivo.
znetitaly.altervista.org
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