L'Italia alimenta la guerra e le fughe di migranti

C’è un rapporto investigativo ONU, di prossima pubblicazione, in cui viene attestata una triangolazione illegale di armi che coinvolge direttamente l'Italia.
Gli osservatori delle Nazioni Unite avrebbero ottenuto prove di alcune consegne di armamenti partiti dagli Emirati arabi uniti e arrivati, con navi dell'Arabia saudita, in Libia, Paese sotto embargo, per alimentare le fazioni armate locali.

A rivelare per primi il contenuto del report sono stati i giornalisti di "Middle east eye", che riferiscono di elicotteri da guerra, cacciabombardieri e blindati partiti dagli Emirati e destinati in particolare alle forze del generale Khalifa Haftar, nemico del Governo di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto dall'Italia.

Nelle 299 pagine del dossier ONU si riferisce anche del traffico di armi leggere, di cui gli Emirati, notoriamente, sono tra i principali acquirenti dall'Italia. Il ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, tace come al solito.

La legge 185 del 1990 sia pure addomesticata in seguito dal governo Berlusconi, vieta l'esportazione di armamenti quando in contrasto con i fondamentali interessi della sicurezza del nostro Stato e della lotta contro il terrorismo, nonché quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali, prevedendo altresì l'eventuale sospensione o revoca di autorizzazioni già concesse per gravi motivi nel frattempo subentrati. Il divieto viene esteso anche nei casi di cessione all'estero delle licenze di produzione e alla delocalizzazione produttiva di materiali di armamento da parte di imprese italiane iscritte al registro nazionale delle imprese, quando non sussistano certezze sulla destinazione finale delle armi prodotte nello Stato terzo. In base al trattato sul commercio delle armi e alla "common position" dell'Unione europea sull'export di armamenti, l'Italia deve seguire una rigorosa valutazione del rischio, caso per caso, su ogni proposta di trasferimento di armamenti per determinare se esista il sostanziale rischio che le armi possano essere usate da chi le riceve per compiere o facilitare gravi violazioni delle leggi internazionali. In base a tali elementi l'Italia sarebbe tenuta a negare la licenza per l'esportazione.
Il trattato, all'articolo 6, prevede il divieto per gli Stati aderenti di autorizzare l'esportazione di armamenti, qualora si sia a conoscenza del fatto che possano essere utilizzati per commettere atti di genocidio, crimini contro l'umanità, gravi violazioni della convenzione di Ginevra del 1949, attacchi diretti a obiettivi o a soggetti civili o altri crimini di guerra.

L'Italia esporta armi soprattutto verso gli Emirati arabi uniti, tanto da risultare nel 2016, per volume, il terzo fornitore di quello stato dittatoriale. Il settore delle esportazioni di armi in Italia è dominato per la maggior parte da aziende controllate in varia misura dal gruppo Leonardo, ex Finmeccanica, di cui il Governo è azionista. Negli anni sono stati trasferiti agli Emirati arabi uniti ingenti quantitativi di armamenti: navi, elicotteri, missili, cannoni e soprattutto armi leggere..

Nel 2003 il governo italiano ha sottoscritto con gli Emirati arabi uniti un accordo di cooperazione militare. L'esportazione di armi dall'Italia verso gli Emirati arabi uniti è da considerarsi conforme alla politica estera e di difesa dell'Italia e non in contrasto con i fondamentali interessi della sicurezza del nostro Stato e della lotta contro il terrorismo, come prevede la legge numero 185 del 1990?


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