Gasdotti: Suez si pappa Nabucco, e noi?

L'Italia ama notoriamente offrire la cruda carne dei suoi cittadini in pasto ai Mercati, e schifa accuratamente ogni intervento che assicurerebbe loro un po' di protezione.
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Quando il gioco si fa duro, i duri entrano in gioco. La francese Gdf Suez, il secondo più grande acquirente di gas sul mercato europeo, ha acquistato il 9% di Nabucco, il progettato gasdotto per portare in Europa il gas del mega giacimento di Shah Deniz, in Azerbaijan, di imminente sfruttamento.

Nabucco, con passaggio nei Balcani e sbocco in Austria, è il diretto concorrente del progetto Tap, Trans Adriatic pipeline, con passaggio in Grecia e sbocco in Puglia. Tap è stato appena benedetto dal governo italiano. La scelta fra i due progetti dovrà essere effettuata, pare nel giro di un mesetto, dal consorzio che sfrutta Shah Deniz, al cui interno spicca Bp. 

Tracciato a parte, la differenza fra i due gasdotti è che il Tap non ricorre a denaro pubblico mentre in Nabucco il 9% ora acquisito da Gdf Suez è l'unica quota in mano a privati: gli altri azionisti  (l'austriaca Omv, l'ungherese Mol, la rumena Tranzgaz, la bulgara Beh e la turca Botas)  sono società a controllo statale. L'Italia, che ha scelto Tap, ama notoriamente offrire la cruda carne dei suoi cittadini in pasto ai Mercati e schifa accuratamente ogni intervento che assicurerebbe loro un po' di protezione.

Nabucco (o Tap) sarà la strada meridionale per portare in Europa il gas di cui essa ha disperato bisogno: è stato voluto (così come il North Stream che attinge dalla Russia) per bypassare le ricorrenti liti fra il colosso russo Gazprom e l'Ucraina. Ricordate lo spettro dei rubinetti chiusi e degli inverni al freddo?
Però, che vinca Tap o Nabucco, il francese Les Echos ha pubblicato l'illuminante cartina che vedete sopra. Prima di arrivare sul suolo dell'Unione Europea, il gas azero transiterà in altri due gasdotti nonché nei territori di Azerbaijan, Georgia e Turchia. Sul percorso del gas ci sono numerosissime occasioni di interazioni plurime, di litigi, di ripicche e chiusure di rubinetti. Alla faccia nostra e fuori da ogni nostra possibilità di controllo.

Significa che la strada più sicura del gas europeo è e resta il South Stream, ovvero il tanto bistrattato lettone di Putin: dal quale però l'Italia è uscita da un pezzo.



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