Industria del cacao: donne e bambini schiavi da 2 euro
La notizia arriva dall’Oxfam che ha classificato le politiche adottate dalle 10 maggiori aziende del settore alimentare su 5 tematiche precise:
- il rispetto dei diritti dei lavoratori e dei contadini impiegati nella loro filiera nei paesi in via di sviluppo;
- l’attenzione alla tematica di genere;
- la gestione della terra e dell’acqua utilizzate nel processo produttivo;
- le politiche di contrasto al cambiamento climatico;
- la trasparenza adottata dall’azienda nella propria attività
La campagna di Oxfam si focalizza su 10 delle più potenti aziende del settore alimentare che sono: Associated
British Foods (ABF), Coca-Cola, Danone, General Mills, Kellogg’s, Mars,
Mondelez Internatonal (ex Kraft Foods), Nestlé, PepsiCo e Unilever .
Secondo la classifica, sono Nestlé e Unilever a registrare la performance migliore, avendo sviluppato e reso pubbliche il numero maggiore di politiche volte a fronteggiare i rischi sociali e ambientali lungo la catena di produzione. All’opposto, ABF e Kellogg’s non hanno adottato politiche volte a mitigare l’impatto delle loro attività sui produttori e sulle comunità.
Secondo la classifica, sono Nestlé e Unilever a registrare la performance migliore, avendo sviluppato e reso pubbliche il numero maggiore di politiche volte a fronteggiare i rischi sociali e ambientali lungo la catena di produzione. All’opposto, ABF e Kellogg’s non hanno adottato politiche volte a mitigare l’impatto delle loro attività sui produttori e sulle comunità.
La situazione peggiore la si riscontra nella situazione economica dei
lavoratori del cacao soprattutto per quanto riguard lavoro femminile,
ci sono ancora ingiustizie e delle scorrettezze, che non permettono un
eguale trattamento, sia a livello delle retribuzioni che a quello delle
minime garanzie sociali legate all’attività svolta.
Le grandi del cacao sono Nestlè, Mars e Mondelez che detengono circa il 40% della produzione globale.
Ma facciamo qualche esempio per capire meglio: In Indonesia
le donne hanno diritto a 2 giorni di riposo al mese legato al ciclo
mestruale, per questo spesso non vengono assunte. I bambini possono
lavorare e le donne hanno comunque salari inferiori a parità di lavoro.
Tutto questo nonostante il 60% della manodopera arrivi proprio dalle
donne.
In Nigeria le donne impiegate nei lavori agricoli
raggiunge l’80% ma solo nei lavori meno pagati e senza possibilità di
mansioni migliori. Sempre in Nigeria gli agricoltori affermano di
guadagnare 320 neira (meno di due euro), per ogni chilo di cacao prodotto.
Mentre in Costa D’Avorio un agricoltore guadagna circa 260 euro all’anno, da notare la soglia della povertà che in Costa d’Avorio si aggira sui 5mila euro annui.
Mars però un chilo di cacao lo vende a 20 euro, dieci volte quello che viene pagato.
Nel suo rapporto Oxfam affronta questi temi e spiega che: “In
alcuni casi queste aziende indeboliscono la sicurezza nel settore
dell’industria alimentare e riducono le opportunità economiche delle
persone più povere del mondo, peggiorando così la situazione di queste
ultime”.
E a riguardo propone l’equo compenso per la produzione del cacao, la sottoscrizione da parte dei grandi marchi dei principi Onu di pari opportunità per le donne, la promulgazioni di leggi per tutelare uguaglianza di genere nel settore agricolo e lavorare utilizzando programmi di certificazione con iniziative settoriali come la Fondazione mondiale del cacao e l’Organizzazione internazionale del cacao.
eticamente.net
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