Basilicata, Lazio, Sardegna, Sicilia, Puglia: in una di queste regioni sorgerà il deposito unico di scorie nucleari
Siete
in errore se pensate alla Corsica. Il sito è stato già prescelto. Si
tratta di un'isola con queste caratteristiche: bassa densità
demografica, scarsa reattività sociale, asismicità. Ecco un aiutino: il
territorio è soggetto ad innumerevoli servitù militari, e gli autoctoni
sono considerati arrendevoli.
D'altronde è da sempre una colonia dove
sono stati sperimentati armamenti di ogni genere, in barba alla
protezione sanitaria e alla salvaguardia ambientale. Certo, metteranno
in atto la solita manfrina, e useranno come grimaldello i cosiddetti
ecologisti di facciata, quelli che tacciono sulle scie chimiche. I
giochi comunque, sono già fatti, come nella migliore dittatura di un
belpaese, dove senza consultazioni elettorali si sono succeduti
consecutivamente - grazie all'inciucio napolitano - ben tre governi, in
meno di tre anni.
Il
sistema di potere nazionale si è fatto furbo dopo averle buscate nel
2003. Questa volta non sembrerà un'imposizione calata dall'alto, ma sarà
peggio. A giugno, ovviamente non prima, dopo le elezioni europee
verranno resi
ufficiali i criteri stabiliti dall'Ispra per il deposito unico di scorie
nucleari in superficie. A quanto pare, senza consultare la popolazione
italiana,
come sempre, facendola passare per una decisione tecnica, e dunque,
apparentemente neutra, è stato già scelto il sito per ospitare il
deposito unico
di scorie radioattive. Così, tanto per rovinare la sorpresa al governo
Renzi,
anticipo quali sono le regioni candidate all’insaputa dei residenti: Basilicata, Lazio, Sardegna, Sicilia, Puglia.
Dal momento in cui l'Ispra pubblicherà i criteri
passeranno 6 mesi, dopodiché la Sogin decreterà ufficialmente il verdetto,
preconfezionato tuttavia in violazione della Convenzione europea di Aarhus, ratificata
con legge statale numero 108 del 16 marzo 2001: stabilirà, appunto, il luogo
fisico su cui sorgeranno i capannoni grandi quanto un campo di calcio e alti
come un palazzo di 5 piani, in cui verranno ammassati 90 mila metri cubi di
rifiuti nucleari.
Da quando la Sogin decreterà la sua decisione "inappellabile", a quando verrà posata la prima pietra, per la costruzione del deposito unico trascorreranno 4 anni che verranno impiegati in una campagna di "informazione", incentrata sull'ineluttabilità del deposito unico di scorie, sulla sua sicurezza soprattutto sui suoi presunti “benefici”. Infatti, per conto dell’Ue, saranno promessi mille posti di lavoro, grasse compensazioni e un investimento di 2 miliardi e mezzo di euro.
Inoltre, c’è pure il risvolto verde: l’entrata in scena dei soliti ambientalisti per le buone occasioni. E così spunta dal nulla un fantomatico “Osservatorio Indipendente”: la Fondazione per lo sviluppo sostenibile guidata da Edo Ronchi, Legambiente, Wwf, con la collaborazione della stessa Sogin. Il compito è di favorire l’informazione tra istituzioni, Sogin SpA e comunità coinvolte, indorando la pillola. Una strategia che sembra seguire un preciso scadenziario, di cui però i cittadini ignorano contenuti e tempi. Il punto è non commettere l’errore berlusconiano di Scanzano, bensì costruire il consenso intorno al progetto. Verrà fatto passare per un’ineludibile dovere morale dell’Italia, con la conseguenza di un’inevitabile controindicazione: non un’imposizione, un rischio, bensì una miniera di soldi a compensazione dei territori.
Da quando la Sogin decreterà la sua decisione "inappellabile", a quando verrà posata la prima pietra, per la costruzione del deposito unico trascorreranno 4 anni che verranno impiegati in una campagna di "informazione", incentrata sull'ineluttabilità del deposito unico di scorie, sulla sua sicurezza soprattutto sui suoi presunti “benefici”. Infatti, per conto dell’Ue, saranno promessi mille posti di lavoro, grasse compensazioni e un investimento di 2 miliardi e mezzo di euro.
Inoltre, c’è pure il risvolto verde: l’entrata in scena dei soliti ambientalisti per le buone occasioni. E così spunta dal nulla un fantomatico “Osservatorio Indipendente”: la Fondazione per lo sviluppo sostenibile guidata da Edo Ronchi, Legambiente, Wwf, con la collaborazione della stessa Sogin. Il compito è di favorire l’informazione tra istituzioni, Sogin SpA e comunità coinvolte, indorando la pillola. Una strategia che sembra seguire un preciso scadenziario, di cui però i cittadini ignorano contenuti e tempi. Il punto è non commettere l’errore berlusconiano di Scanzano, bensì costruire il consenso intorno al progetto. Verrà fatto passare per un’ineludibile dovere morale dell’Italia, con la conseguenza di un’inevitabile controindicazione: non un’imposizione, un rischio, bensì una miniera di soldi a compensazione dei territori.
Il regime dei mass media telecomandati è da un bel
pezzo al lavoro, e mostra l’iniziativa come una genialata della scienza
tricolore, presentando le direttive europee come dogmi indiscutibili. Quello
che conta davvero più dei requisiti geografici, è che hanno già valutato il grado
di sottomissione e reattività sociale degli abitanti ai soprusi istituzionali, la loro fame
e il tasso di corruttela e di mediocrità dei governanti locali. Sembra un destino
già segnato: ai sudditi adesso la possibilità di ribaltare una sorte fabbricata a
tavolino, e diventare finalmente cittadini.
sulatestagiannilannes.blogspot.it
Commenti
Posta un commento