Resistenza alla bancarotta ecologica

Viviamo tre crisi simultaneamente: ecologica, energetica, finanziaria. Ma tutte e tre hanno un’unica causa: il dominio dell’avidità. Non esiste alcun debito economico, ma solo un debito ecologico con la Natura.

Il debito ecologico è la sommatoria di tutti i sovraconsumi accumulati negli anni. Ovvero, eccedere le capacità rigenerative degli ecosistemi sfruttati dall’uomo.

La Terra perde una superficie forestale pari a 65 campi di calcio al minuto: la deforestazione miete superficie alberate ad un ritmo di 13 milioni di ettari l’anno.

L’uomo ha svuotato mari e fiumi delle varie forme di vita rubando più di quello che Gaia offre. Negli ultimi 30 anni i vertebrati selvatici sono diminuiti del 30 per cento. La salinizzazione colpisce 30 milioni degli attuali 260 milioni di ettari di terre irrigate. Il consumo energetico tra il 1961 e il 2001 è cresciuto del 700 per cento. E stanno per scatenarsi le guerre per l'oro blu. La prossima sete: c'è chi spreca l'acqua e chi neanche beve. Diemilaquattrocento litri per produrre un hamburger e inaridimento che avanza, a parte le contaminazioni belliche e industriali. Capitolo a parte lo zio Sam: una minaccia per tutto il mondo civile.

E il tasso di voracità disumana continua ad aumentare. Se vivessimo tutti come gli abitanti degli Stati Uniti d’America, avremmo bisogno di altri 5 pianeti. Mentre se vivessimo come gli inglesi ce ne vorrebbero solo tre. In Italia ci accontentiamo di un pianeta e mezzo. In compenso - per modo di dire - è stata chiusa la banca mediterranea del seme naturale a Bari, e la vicenda non ha avuto l'eco di una notizia.
 
Per migliaia di anni gli esseri umani hanno soddisfatto i loro bisogni utilizzando solo gli interessi del capitale Natura. La soglia critica è stata superata nel 1986. E siamo in rosso da allora, in attesa di rimanere a secco da un momento all'altro.

E verrà la fame. L’ora è vicina: il sistema scricchiola e il Titanic affonda mentre l'orchestra intona la distrazione. L’economia non può più essere spinta dai consumi. Il consumismo ha fallito con la sua parola d’ordine: libertà di consumare, sprecare, avvelenare. I valori non i numeri sono sballati.

E piomberà la fame nera. E inizierà la resistenza dura contro l’impero dei consumi e il  saccheggio della Natura. I mass media controllati dai fantasmi arroganti del capitalismo diffondono apatia, disimpegno, modelli artificiosi, l’idea che ogni resistenza è velleitaria. Invece. Occorre tornare all’essenza della vita, approdare alla bellezza primigenia, e mutare il paradigma: dalla velocità alla lentezza. La Terra è anarchica per natura, rigetta le scelte calate dall’alto, imposte da mutanti telecomandati.
 
 
 
 
sulatestagiannilannes.blogspot.it

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