Cento volte nera

Sarebbe stato un assassinio come tanti, quello di Cláudia Silva Ferreira, addetta alle pulizie di un ospedale di Rio e madre di quattro figli, uccisa “per sbaglio” dalla polizia militare. Dietro la macchina delle forze dell’ordine, però, questa volta c’era un automobilista che non si è fatto gli affari suoi. Ha filmato l’orrore mostrando al mondo intero cosa può voler dire essere una donna nera e povera nel Brasile che si prepara a sorridere di fronte alle telecamere del mondiale di calcio. Adesso #TodasSomosClaudia è il più importante appello che abbiamo visto nel 2014.

Quando, il 16 marzo, è uscita di casa per andare verso la panetteria, Cláudia Silva Ferreira, 38 anni, occupante della favela Morro da Congonha, non poteva immaginare che il destino, con il suo dito lungo e invisibile, l’avrebbe designata. Madre di quattro figli, nera, addetta alle pulizie e proveniente da una famiglia povera, quella domenica Cláudia si è imbattuta in una sparatoria della Policía Militar (PM) contro i “trafficanti di droga”. Il sole scendeva accarezzando le pendici della favela quando una pallottola vagante ha trovato il suo corpo.

Il proiettile non ha spento subito la sua vita. I vicini, le vicine e i figli di Cláudia hanno detto che è stata messa viva nel portabagagli dell’auto della polizia che la portava in ospedale.

Il suo caso sarebbe soltanto uno in più tra le decine di abusi denunciati dalle organizzazioni dei diritti umani, se non fosse per quel video che documenta i suoi ultimi minuti, come in un film del terrore. Appesa solo per i vestiti all’auto della polizia, è stata trascinata per trecento metri e uccisa in questo modo, in piena luce del giorno. Le immagini, nell’era delle reti e della velocità memetica, “viralizzano” l’impotenza. Rivelano che un automobilista ha seguito da vicino la macchina della polizia filmando mentre ci sono altre persone che cercano di avvisare i poliziotti che non ascoltano.

Trattata come un pezzo di carne”, hanno scritto i media stranieri nelle cronache sul trattamento che i tre agenti brasiliani (addestrati a essere “Robocops”sanguinari, come nel film brasiliano Gli squadroni della morte) hanno riservato a Cláudia, Come robot sono scesi dall’auto, hanno raccolto il corpo dall’asfalto e l’hanno buttato dentro attraverso lo sportello posteriore. Niente altro.

Poche ore più tardi sono venuti alla luce alcuni precedenti sulle forze dell’ordine: i tre poliziotti responsabili dell’assassinio sono coinvolti in almeno altri 62 casi di violenza con esiti letali. Nelle reti sociali e nei grandi media la notizia si fa virus. Dilma Roussef, presidente del Brasile, esprime con un twit la “sua solidarietà alla famiglia e agli amici di Cláudia.

  • Calcio, miliardi e mano dura
Il Brasile si appresta ad essere la sede di uno degli eventi che genera più emozione nei telespetattori del mondo e porta più soldi alle casse della Fifa. La federazione internazionale del calcio, insieme agli altri marchi milionari e alle imprese coinvolte, si guarda bene dall’orientare i suoi ricavi ad alcun fine sociale. Il governo del Brasile ha investito finora in opere legate ai mondiali di calcio oltre 14 miliardi di dollari superando i record delle competizioni precedenti.

Il riferimento più prossimo alla realizzazione dei mondiali di calcio nel sud del continente americano è quello del paese vicino. Può essere significativo ricordare che in Argentina il campionato si svolse nel giugno del 1978, nel pieno della dittatura più sanguinosa della storia recente del paese. La “festa” dello sport cercava di mostrare che gli argentini erano “diritti e umani”, secondo lo slogan dei tempi. A pochi isolati da uno degli stadi principali, nell’edificio conosciuto come Esma (Escuela de Mecánica de la Armada), le forze della repressione di stato torturavano i detenuti-desaparecidos (sequestrati e fatti scomparire, ndt).

Il paese del carnevale più famoso del mondo si prepara all’evento con un esercito di 70 mila agenti di polizia che, si suppone, debbano garantire la sicurezza dei partecipanti nelle 12 città che saranno sede del mondiale. Sono gli stessi agenti che sono stati indicati come responsabili di 69 morti in presunte sparatorie a partire dall’anno 2000. Tutto lascia supporre che le misure di sicurezza che il governo ha messo in programma di prendere attraverso l’occupazione delle favelas durante gli 80 giorni della competizione sportiva seguiranno lo stile della “mano dura” dell’”igiene” sociale. Questo si tradurrà in più attacchi contro le donne e in nuovi assassinii di gente povera.

L’effetto cortina di fumo ritorna: mentre si eseguono piani per criminalizzare e sterminare i poveri, il mondo grida: gol! E nessuno ascolta le grida di aiuto in mezzo alla “festa di tutti” (1).

  • Cosa vuol dire essere neri e poveri in Brasile 
Il gigante sudamericano, ben al di là dei progressi sociali che ha sperimentato negli ultimi decenni, a partire dalla gestione del potere dell’ex presidente Lula e delle sue politiche sociali, ha un debito con la popolazione afro-discendente. È il secondo paese per la presenza di popolazione nera (circa 100 milioni di persone, il 51 per cento del totale) dopo la Nigeria, in un territorio con oltre 200 milioni di abitanti. Un articolo pubblicato sul portale Geledés (Instituto da Mulher Negra) indica che l’ultimo censimento del 2010 segnalava che appena il 26 per cento dei giovani e delle giovani che frequentano l’università sono neri, ma, secondo l’ Instituto Nacional de Estudos e Pesquisas Educacionais, programma Uol, solo il 2,66 per cento di coloro che terminano gli studi di medicina è nero.

L’attuale malcontento sociale in Brasile risponde a diverse ragioni, in continuità con le esplosioni della protesta civile dello scorso anno. Le manifestazioni esplosero tra giugno e agosto, quando i cittadini scesero in strada per protestare contro l’aumento delle tariffe dei trasporti pubblici. Le mobilitazioni si estesero poi con le rivendicazioni di migliori servizi per la salute e l’educazione, insieme a una chiara messa in discussione della legittimità dei fondi stanziati per l’evento calcistico.

In questi primi mesi dell’anno, le manifestazioni sono state guidate da gruppi specifici e, tra i molti costretti a lasciare i propri quartieri, nella maggior parte si trattava di persone provenienti dalle zone marginalizzate oppure di manifestazioni con un forte protagonismo della popolazione nera. Alcune di queste manifestazioni, conosciute come “el rolezinho”, hanno visto sulla scena la gente marginalizzata delle favelas che ha trovato il coraggio di “invadere” i centri commerciali di lusso per rispondere anche in modo provocatorio all’abituale discriminazione che soffre nell’entrare in questi spazi riservati del consumo. La recente manifestazione dei garis (gli spazzini di Rio de Janeiro) è un’altra dimostrazione dell’ebollizione sociale che, dopo otto giorni di sciopero e le pressioni nei confronti dell’amministrazione carioca in mezzo al Carnevale, ha ottenuto aumenti salariali del 37 per cento per la categoria.

  • Una presidenta donna? Cambiamenti cosmetici, il femminicidio uccide ogni ora e mezza 
Un recente articolo apparso in un giornale paulista sostiene che “l’ingresso della prima donna nell’incarico più alto della Repubblica ha obbligato a cambiare il nome da “presidente” a “presidenta” nelle targhe ufficiali, ma gli avanzamenti nella politica di genere sono ancora molto timidi”. In un paese nel quale il femminicidio uccide una persona ogni ora e mezza, avere una donna come capo di Stato poteva significare aprire la speranza che la cultura machista potesse subire un colpo duro. Tuttavia, la rivista Geni sottolinea, in un articolo sulla gestione di Dilma, che i cambiamenti che si stanno vedendo sono “cosmetici”. “Quando Dilma ha assunto la presidenza della Repubblica, ha tagliato il bilancio delle aree sociali importanti per la vita delle donne nere e delle Lgbt. Ha misure palliative per tutto, ma non ha la forza politica reale per far cambiamenti più strutturali nello Stato.

Secondo il portale Geledés, “a uno stesso livello di scolarità, le donne bianche guadagnano il 68,7 per cento di quello che guadagnano gli uomini. Mentre gli uomini neri guadagnano la metà dei bianchi e le donne nere meno del 38,5 per cento”. In questo contesto, si muove anche la pressione dei gruppi cattolici ed evangelici che premono sulla presidenza per cancellare progetti (spesso qualificati come “abortisti”) che cercano di diminuire la violenza di genere e di aiutare le donne che ne sono state vittima.

Per Maria Aparecida Evaristo da Silva, della segreteria da Mulher a Rio de Janeiro, e Maria Auxiliadora dos Santos. della segreteria da Mulher della Forza sindacale nazionale, la politica dei governi per la sicurezza pubblica “deve cambiare con urgenza, perché le lavoratrici e le madri di famiglia non possono continuare ad essere vittime della violenza e del pregiudizio nelle comunità con scarse risorse economiche”. Le dirigenti hanno fatto queste dichiarazioni in riferimento all’assassinio di Cláudia Silva Ferriera.

La notizia della morte di Cláudia, madre, addetta alle pulizie di un ospedale di Rio, che oltre ai suoi figli si prendeva cura di quattro nipoti, ha commosso gran parte dell’opinione pubblica. Nelle reti è circolato il #TodasSomosClaudia e un appello che trasforma il male in poesia. La tristezza non ha fine ma ci interroga con urgenza: c’è un paese enorme da cambiare.


Nota (1). “La festa di tutti” era un film lanciato durante il Mundial argentino per mostrare un popolo unito che si godeva la festa di tutti sotto il regime dei militari.






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