Eternit / Ingiustizia è fatta: uccidere per il profitto è un diritto del padrone
Annullata
per prescrizione la condanna del padrone Eternit.
La
Corte di Cassazione, accogliendo la tesi del procuratore generale
Francesco Iacoviello, ha annullato la condanna a 18 anni di
reclusione del magnate svizzero Stephan Schmidheiny, padrone e
Amministratore Delegato della multinazionale Eternit, (uno degli
uomini più ricchi del mondo) che si è arricchito sulla pelle di
decine di migliaia di operai, lavoratori e cittadini nel mondo.
La
“giustizia” ha stabilito che, pur avendo provocato la morte di
migliaia di lavoratori e cittadini, essendo passato troppo tempo, il
reato è prescritto.
Così
il responsabile della morte (solo in Italia) di centinaia di
lavoratori nei cinque stabilimenti dell'Eternit italiana (Casale
Monferrato, Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli e Siracusa) e di migliaia di
cittadini rimane impunito e se la cava senza neanche aver chiesto
scusa.
Facendo
propria le tesi del procuratore generale della Cassazione, che aveva
chiesto l'annullamento della sentenza d'appello per prescrizione
affermando che “Anche se oggi qui si viene a chiedere giustizia, un
giudice tra diritto e giustizia deve scegliere il diritto”, il
Tribunale assolve il colpevole e condanna le vittime, che non saranno
nemmeno risarcite.
Per
la Corte di Cassazione il diritto di vita e di morte del padrone
viene prima della giustizia dovuta alle vittime di un crimine contro
l'umanità (di cui tanti si riempiono la bocca), che a Casale come in
tanti altri luoghi, non solo ha ucciso, ma continua e continuerà ad
uccidere ogni giorno.
Per
anni Schmidheiny, industriali e manager senza scrupoli, pur di
risparmiare pochi centesimi e aumentare i profitti, non hanno esitato
a far lavorare gli operai senza adeguate misure di sicurezza, non
hanno rispettato le minime misure di prevenzione e protezione
individuale e collettiva che la lavorazione della fibra killer
amianto necessitava. Insieme ai lavoratori, sono morti migliaia di
cittadini per mesotelioma, tumori polmonari, asbestosi e altre
patologie dell'amianto, uomini e donne “colpevoli” solo di aver
respirato la fibra killer senza nessuna protezione, e purtroppo altri
ne moriranno.
Ora
questa sentenza diche che il “diritto” dei padroni vale di più
della giustizia. Così tanti industriali come Stephan Schmidheiny
vedranno legittimato il loro “diritto” a continuare ad
arricchirsi sfruttando, avvelenando e inquinando i lavoratori e
cittadini con le loro fabbriche di morte.
Questo
sistema economico, politico, giudiziario basato sullo sfruttamento
dell'uomo concede l'impunità e la licenza di uccidere a chi ha i
soldi per comprarsela. Al danno si aggiunge la beffa.
ANCORA
UNA VOLTA GLI INTERESSI DEL PADRONE VENGONO PRIMA DELLE VITTIME E DEL
DOLORE DEI FAMIGLIARI E DEGLI AMICI.
Da
anni ci battiamo contro la prescrizione e per la sicurezza nelle
fabbriche e nei territori in tutte le fabbriche e luoghi di lavoro.
Ora è giunto il momento della lotta dura, organizzata, contro un
sistema che protegge i carnefici contro le vittime.
Senza
delegare più a nessuno la difesa dei nostri diritti e interessi.
Sesto
San Giovanni
19
novembre 2014
Comitato
per la Difesa della Salute
nei
Luoghi di Lavoro e nel Territorio
via
Magenta 88
Sesto
San Giovanni
20099
(MI)
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