No Muos / Niscemi resiste
Circa un migliaio di persone
hanno partecipato venerdì 21 novembre allo sciopero sociale indetto
a Niscemi da un comitato spontaneo di associazioni, su proposta del
Coordinamento regionale dei comitati NO MUOS: non c'è stata
un'adesione compatta come il 30 maggio del 2013, quando il movimento
di opposizione al MUOS era in forte ascesa, ma comunque da questa
giornata giungono diverse indicazioni.
Va premesso che lo sciopero
veniva indetto accomunando tutta una serie di gravi problemi che
affliggono la popolazione, non solo quindi MUOS e presenza militare
statunitense, ma anche mancanza di acqua (arriva ogni 15 giorni
circa, e spesso non è potabile), carenza di servizi (le scuole
cadono a pezzi, l'ospedale è a rischio chiusura, la linea
ferroviaria è interrotta da oltre 3 anni), crisi dell'agricoltura,
ripresa dell'emigrazione, ecc. Questa scelta scaturisce dalla volontà
dei compagni del locale comitato NO MUOS di radicarsi fortemente sul
territorio facendosi carico di quelle problematiche di cui nessuno si
occupa e che, scollegate l'un l'altra, rischiano di rappresentare un
momento di distrazione anziché un elemento catalizzatore di rabbia e
desiderio di riscatto.
La preparazione dello
sciopero, pertanto, così come il suo esito, rappresentava un valore
a sé; riunioni, assemblee, volantinaggi e megafonaggi nei quartieri
e al mercato, dove sono stati distribuiti 17.000 volantini, hanno
coinvolto decine di attivisti, con il supporto di altri venuti da
fuori a dare manforte. Un lavoro di presenza e visibilità che ha
mantenuto viva la lotta contro il MUOS e le sue nefaste conseguenze
politiche, ambientali, di salute e psicologiche.
Sull'esito finale va tenuto
conto anche del boicottaggio dei Cobas Scuola Niscemi, il cui leader
da tempo si contrappone al comitato NO MUOS, e ha impedito che i
Cobas nazionali, assieme a CUB e USI (subito disponibili) spostassero
per Niscemi lo sciopero generale del 14 novembre, al 21, impedendo,
di conseguenza, la copertura sindacale a diverse categorie
(istruzione, sanità, pubblico impiego in testa), che non hanno
potuto partecipare alla giornata di lotta.
Dietro lo striscione “Sciopero
sociale: c'è chi parte, c'è chi resta, c'è chi protesta”, forte
la presenza di studenti, mamme e bambini, la componente più visibile
e combattiva; numerosi i cittadini, parecchie le soste per brevi
comizi e anche per ascoltare due canzoni di un giovane cantautore
locale. In piazza, poi, una lunga fila di interventi hanno sviscerato
i numerosi problemi posti, la maggior parte soffermandosi sulla lotta
contro il MUOS, che non solo non si arresta, ma riparte lanciando un
forte appello alla resistenza, contro lo sconforto e la delusione
scattate dopo il completamento dei lavori delle parabole.
L'attuale è un percorso in
salita, ma tutte le salite, prima o poi, finiscono. Intanto
registriamo le lenta caduta dell'impalcatura repressiva che in questi
anni ha sommerso di denunce, fogli di via e altri atti centinaia di
attivisti, grazie all'iniziativa del pool di avvocati del
coordinamento, e siamo in attesa dell'udienza del Tar del 25 novembre
che si deve pronunciare (in forte ritardo) sulla legittimità delle
autorizzazioni al cantiere MUOS; il verificatore del Tar, prof.
D'Amore, si è già espresso contro, e staremo a vedere quale
provvedimento adotterà il Tar (se ne adotterà uno) per uscire dal
vicolo cieco in cui si è cacciato.
Contraddizioni che, comunque,
sono utili alla tenuta della lotta.
Fonte: "Umanità Nova", settimanale anarchico
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