Lezione choc sui gay, l'intervista allo studente: "La prof diceva: non sono normali, mai visti animali omosessuali"

Parla l'allievo sedicenne dell'istituto "Pininfarina" di Moncalieri, alle porte di Torino, protagonista suo malgrado della discussione con la docente di religione che aveva definito gli omosessuali "soggetti da curare". Proteste di studenti, politici, Arcigay e interpellanza in Senato.

"Non cerco pubblicità per me, anzi. Non volevo nemmeno che questa cosa uscisse sui giornali prima del tempo". Il sedicenne "destinatario" suo malgrado della lezione choc sui gay all'istituto Pininfarina è piuttosto a disagio per il clamore suscitato e non si aspettava tante reazioni. "Avrei preferito che fosse una denuncia più condivisa come classe, pensavo ne avremmo parlato con il preside e poi semmai avremmo fatto qualcosa. Però sono contento che ci sia attenzione su quanto accaduto, credo che questi episodi vadano raccontati e contrastati".

Com'è andata?
"Alla seconda ora c'era religione: quando è arrivata la prof un mio compagno, alzando la mano, le ha chiesto cosa pensasse "dei finocchi" e se per lei fossero "persone normali". Lei subito ha fatto una battuta: "I finocchi sono verdure"; poi ha aggiunto che, se si riferiva alle persone omosessuali, non si possono considerare normali poiché la natura non prevede l'omosessualità e quindi non è considerabile normale. Ha anche aggiunto che non ha mai visto animali gay".

Secondo lei perché quel ragazzo ha posto la domanda? Voleva provocare?
"Forse, ma più che altro non sapeva come fare per perdere tempo e si è inventato questa cosa. Tant'è vero che poi non ha nemmeno prestato troppa attenzione alla discussione".

Com'è stata la "lezione"?
"Non era una vera e propria lezione, ma più una discussione che, da un certo punto in poi, è diventata quasi solo un dialogo a due. Lei ha detto: "L'omosessualità, è stato dimostrato scientificamente, è dovuta a un problema psicologico curabile". Io non potevo accettare che una professoressa portasse avanti una campagna di disinformazione anche a scuola e per questo abbiamo discusso per più di mezz'ora. Io e pochi altri abbiamo partecipato, la maggior parte dei compagni si faceva gli affari propri".

Vi ha portato degli esempi di omosessuali "guariti"?
"Si, ha raccontato la storia di un medico che dopo anni di psicanalisi si è sposato e ha anche avuto figli. Qualcuno le ha fatto presente che da tempo l'Organizzazione mondiale della sanità non considera l'omosessualità una malattia e lei ha risposto "L'Oms decide cosa vuole" e anche "l'omosessualità è curabile". Questo mi ha infastidito molto, così ho anche detto che i ruoli "madre" e "padre" rispondono agli stereotipi sui comportamenti di uomo e donna. Lei ha ribattuto: "Non inventiamoci niente. La famiglia è uomo e donna"".

È stato uno scambio di opinioni legittime?
"Non direi. Io non voglio farle cambiare idea, ma voglio farle capire che sta portando avanti un'ideologia basata sull'odio. La libertà di opinione non coincide con la libertà di diffondere disinformazione, specialmente se si ha il ruolo istituzionale di professoressa. Se fosse successo per strada la cosa mi avrebbe fatto dire che c'è ancora l'omofobia in città, ma il fatto che sia avvenuto in classe la rende più grave".

Ne parlerà formalmente con il preside?
"Credo che sarà lui a convocare i rappresentanti di classe nei prossimi giorni. Ho detto al suo vice che io e altri due compagni siamo disponibili a raccontare l'accaduto perché abbiamo partecipato. Vedremo cosa succederà".









repubblica.it 

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