L'Agcom e quella voglia insopprimibile di censurare il web
L'Authority rivendica il potere assoluto di rimuovere contenuti dal web, senza passare da un magistrato. E lo otterrà a breve.
Angelo Cardani, attuale presidente di Agcom, è un professore bocconiano, molto amico di Mario Monti.
È stato essenzialmente per questo rapporto di fiducia personale che l'ex
presidente del Consiglio gli ha assegnato il posto che ora ricopre.
Certo, Mario Monti era un "premier a tempo", che non era stato eletto e
aveva la fiducia del Parlamento (o meglio, di una parte di esso) con
l'unico e preciso scopo di rimettere i conti dell'Italia in ordine;
eppure ha nominato Cardani alla presidenza dell'Agcom.
Poi, alle elezioni, ha voluto presentare un proprio partito, il quale ha
ottenuto soltanto il 10% dei voti; intanto, però, Cardani era stato
nominato. Ed è ancora lì.
Oggi Cardani ha un ottimo stipendio anche se, come molti altri, sostiene
che guadagnava di più prima (il che spinge a chiedersi perché allora
non torni a fare quello che faceva). Ma al di là di quanto guadagni,
quello che conta veramente è che ha realizzato un regolamento per la
tutela del copyright che è - a dir poco - preoccupante.
Questo regolamento infatti conferisce all'Agcom il potere di rimuovere
contenuti dal web senza passare dalla decisione di un giudice: è
sufficiente che l'Autorità stessa ritenga che tali contenuti violino le
leggi sulla tutela del diritto d'autore.
Si tratta di un potere enorme e ritenuto da moltissimi giuristi e
cittadini comuni addirittura incostituzionale. Il regolamento Agcom
entrerà in vigore il 31 marzo. Ma non è finita qui.
Come si sa, l'appetito vien mangiando. Cardani si è chiesto
recentemente: se l'Agcom dovesse ritenere offensivo un qualsiasi
contenuto della Rete, o se anche lo ritenesse soltanto sospetto di
istigare all'odio, perché non dare all'Agcom stessa anche il potere di
rimuovere tale contenuto dalla Rete? Naturalmente senza un processo,
senza passare da un giudice.
Il presidente dell'Autorità ha infatti affermato di volere che finisca «la libertà dell'insulto» che attualmente vige nel web.
Su questo Cardani è pronto a intervenire: un po' come è successo in Turchia.
Invece altri temi importanti come il caso Telecom Italia sono tabù per
l'Agcom, un'authority che appare troppo timorosa di disturbare i poteri
forti, italiani e stranieri. Eppure proprio questi dovrebbero essere i
temi di sua competenza.
Al contrario, l'Agcom non dispone del potere di legiferare in materia di
libertà costituzionali: è una prerogativa che non appartiene nemmeno al
Governo, ma spetta soltanto al Parlamento.
È in quella sede che i parlamentari devono poter decidere, in assoluta
libertà (anche dai loro partiti) e nel rispetto assoluto della nostra
Costituzione.
Essa infatti sancisce in modo solenne, dopo l'esperienza del fascismo,
la più completa libertà di espressione; nel caso in cui si violi il
rispetto degli altri ci può essere una punizione, ma può essere
comminata unicamente da un giudice e in un regolare processo, con tutte
le garanzie del caso.
Angelo Cardani dovrebbe farsene una ragione.
zeusnews.it
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