Hotfile ha chiuso per sempre, portando i file con sé

L'industria cinematografica ha preteso 80 milioni di dollari per far cadere le accuse di pirateria. Ma Kim Dotcom non ci crede.


È la seconda vittima delle major dopo Megaupload: all'inizio di questo mese Hotfile ha chiuso i battenti per sempre. 

Proprio come Megaupload, la sua chiusura è stata improvvisa e ha comportato la sparizione di tutti i file, creando grandi disagi agli utenti; l'unica differenza è che per arrivare a questo punto non è stato necessario l'intervento dell'FBI. 

La situazione è precipitata dopo la conclusione di un accordo tra Hotfile e la MPAA, l'associazione delle case cinematografiche americane: quest'ultima chiedeva 500 milioni di dollari di danni, ma grazie all'accordo tale cifra è stata poi ridotta a 80 milioni. 

Si pensava che, una volta giunti a questo punto, Hotfile potesse continuare a operare: dopotutto, se è vero da un lato che molti utenti adoperavano il servizio per caricare e condividere opere protette da copyright, dall'altro è anche vero che Hotfile era ampiamente utilizzato per conservare materiale del tutto legittimo, principalmente a scopo di backup. 
 
Invece, Hotfile ha staccato la spina. Visitando il sito si viene accolti da una schermata la quale informa gli utenti che la chiusura è avvenuta a seguito della scoperta di violazioni alle leggi sul copyright e invita a cercare film e show televisivi sulle piattaforme legali. 

Gli utenti si sono trovati quindi all'improvviso privi dell'accesso ai propri file, e ancora non è dato sapere se ci sarà modo di recuperare per lo meno il materiale legale: una situazione che ancora una volta richiama quanto capitato con Megaupload. 

Nel frattempo però c'è un altro elemento interessante da tenere in considerazione, ed è l'intervento nella faccenda da parte di Kim Dotcom.
Con un post su Twitter il fondatore di Mega ha fatto sapere che, in base alle sue fonti, la cifra pagata da Hotfile alla MPAA è considerevolmente inferiore agli 80 milioni pubblicizzati. 

«Nessuno deve credere che Hotfile paghi un accordo da 80 milioni alla MPAA. È un numero da "PR". Il numero reale è molto più basso» ha scritto Dotcom, pur non indicando alcuna fonte o motivazione per la propria affermazione.

In un'intervista a TorrentFreak, Kim Dotcom ha ribadito che secondo lui la cifra di 80 milioni è stata pubblicizzata con l'unico intento di spaventare gli altri fornitori di servizi analoghi a quelli di Hotfile. 

Inoltre «la MPAA, quando conclude accordi, pretende che i gestori del sito sottoscrivano una lista di attività che non possono portare avanti per cinque anni, come dar vita a un nuovo sito analogo. Quando il periodo è trascorso i gestori ricevono uno sconto significativo (spesso superiore al 90%) e nel frattempo non devono versare l'intero ammontare ma qualcosa come il 5%» ha aggiunto Dotcom. 

Ciò che preme alla MPAA, insomma, è la sparizione dei servizi di file hosting: la richiesta di danni serve solo a evitare che altri vogliano intraprendere la medesima strada.


zeusnews.it
 


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