Nicaragua, la riserva di Bosawas e il popolo mayangna
Entro 20 anni, se non si interverrà, il polmone verde dell’America Centrale e i suoi abitanti rischiano di scomparire.
In Nicaragua oltre 30 mila indios
dell’antico popolo mayangna (o sumo) rischiano di scomparire, insieme
alla selva che è anche la loro casa, se il governo del presidente Daniel
Ortega non adotterà azioni immediate per frenare la distruzione della
Riserva di Bosawas, il polmone verde dell’America Centrale grande come
il Salvador. In una parte della riserva vive anche un altro antico
popolo del Nicaragua, i miskitos, e ad entrambe le etnie il governo ha
riconosciuto, dal 2007, il pieno diritto legale delle terre in cui
vivono da sempre.
Ma questo non è sufficiente a difenderli
dalla distruzione dell’habitat da parte di tagliatori e commercianti
illegali di legname e daallevatori che portano il bestiame a pascolare
nella selva dopo aver bruciato le zone di loro interesse.
Ariso Genaro, presidente della nazione
indigenza mayangna, ha denunciato a Tierramerica che i nuovi coloni
provengono dalle coste dell’Oceano Pacifico o dal centro del paese e che
«stanno bruciando tutto per seminare o per metterci le vacche,
abbattono alberi vecchissimi per vendere la legna, sparano agli animali e
prosciugano i fiumi per farsi strada».
La necessità di arginare i coloni e la
deforestazione selvaggia è ritenuta ormai una priorità anche da parte
della Cooperazione tedesca molto attiva in Nicaragua e dalla ong Oxfam
che denunciano come, fino al 2010, la riserva di Bosawas vantava oltre
800mila ettari di estensione; in soli tre anni sono andati persi 150
mila ettari di boschi e negli ultimi 25 anni ha perso il 29 per cento
dell’intera copertura boschiva. Nel 1997, quando dall’Unesco fu
dichiarata patrimonio biologico globale, la riserva aveva ancora
migliaia di varietà tra flora e fauna – 270 specie di piante, 200 specie
animali (il 13% delle specie tropicali conosciute) – che la
deforestazione ha in parte distrutto.
L’antropologa Ester Melba McLean, del
Centro di ricerche e sviluppo della Costa Atlantica, ha presentato uno
studio che mette in guardia sul fatto che se questa invasione e la
distruzione del bosco non verranno fermati, tanto gli indios quanto le
rimanenti specie animali e vegetali di Bosawas spariranno entro
vent’anni. E con lei concorda anche Jaime Incer, consigliere del
presidente Ortega in questioni ambientali.
Incer ha anche riconosciuto che il
governo del presidente Ortega, al potere dal 2007, ha intrapreso azioni
contro la depredazione di Bosawas, ma per ora non sono state
sufficienti. Ortega ha voluto la creazione di un battaglione militare ad
hoc di oltre 700 effettivi per vigilare boschi e riserve del paese, ha
organizzato una commissione destinata a coordinare azioni e applicare
una politica della “mano dura” contro coloro, singoli o organizzati,
segnalati di depredare la riserva. Lo scorso 10 giugno ci sono state le
prime azioni di sgombero di un centinaio di persone che stavano
colonizzando il nucleo centrale della riserva, alcune sono state
denunciate per traffico di terre, di flora e fauna. Ma sono stati
denunciati anche una decina di avvocati che favorivano transazione
illegali con proprietà indigene.
La denuncia dei mayangna ha raggiunto anche organizzazioni
internazionali dei diritti umani. Il Centro nicaraguense per i diritti
umani, per mano del suo direttore Vilma Núñez, il 14 giugno scorso ha
portato un suo appello davanti alla 44ma Assemblea generale dell’Oea
(Organizzazione degli stati americani), affinché il governo garantisca
il diritto dei mayangna e di tutti gli indigeni del Nicaragua a vivere
sulle proprie terre e a difenderli dallo sterminio.
popoffquotidiano.it
Commenti
Posta un commento