Quando muore un estremista religioso
Il reverendo Fred Phelps è morto l’altro ieri
all’età di ottantaquattro anni. Il suo nome dirà poco a molti lettori,
ma era un estremista cristiano tra i più noti al mondo. Anzi, era molto
più che un estremista, tanto da essere definito “il più grande odiatore
statunitense”. E la vicenda sta facendo discutere i gruppi che prendeva
di mira: è utile commentare la sua morte? E se sì, come?
Fred
Phelps era il fondatore della Westboro Baptist Church, una piccola
congregazione cristiana del Kansas nota per le sue proteste e i suoi
picchettaggi anti-gay. Il primo in assoluto ebbe luogo nel 1998, alle
esequie di un ragazzo ucciso a causa della sua omosessualità. In seguito
tale attività fu estesa ai funerali dei soldati caduti in Iraq: Phelps e
i suoi accoliti si presentavano con cartelli inequivocabili come “Dio
odia i froci”, sostenendo che l’uccisione dei militari era una punizione
divina per la tolleranza riservata dall’amministrazione nei confronti
degli omosessuali. Ma picchettarono anche i funerali di Gordon B.
Hinclkley, capo della Chiesa mormone, nonché quelli di Michael Jackson, e
minacciarono di farlo a quelli di Steve Jobs. La cura del marketing era
evidente, ma la pubblicità data dai mass media non fece mai crescere la dimensione del gruppo: è servita soltanto a veicolare messaggi omofobi nella popolazione.
Phelps non ha comunque dimenticato le prese di
posizione antisemite, antislamiche, anticattoliche, antiatee. Un mondo
diviso in due, all’insegna del peggior settarismo. Un autentico gruppo
d’odio che, però, non è mai stato sanzionato dalla legge, nonostante le
numerose vicende legali: le parole usate da Phelps, benché incendiarie,
sono sempre state legalmente protette dalla libertà di espressione
garantita dal Primo emendamento. Del resto, è scritto sulla stessa
Bibbia che gli omosessuali meritano la morte (Lv 20,13) e Phelps era un letteralista.
Ha
avuto numerosi figli, diversi dei quali dei quali ne hanno prese le
distanze. Nate Phelps lo fece 37 anni fa, e due anni fa è intervenuto
alla grande manifestazione incredula di Washington. Nei giorni scorsi ha rivelato
che, dopo una lotta di potere, il padre era stato scomunicato dalla sua
stessa chiesa. Senza peraltro che questa mutasse i metodi utilizzati. Defunto il carismatico patriarca, si spera che la Westboro si spenga nel giro di poco tempo. Ma l’omofobia religiosa non morirà purtroppo con lui.
L’odio
di Phelps era tale che, sia negli ambienti glbtiq, sia in quelli laici,
si è discusso se fosse il caso di picchettare il suo funerale. Quasi
tutti gli intervenuti, e lo stesso figlio Nate,
hanno sostenuto che fosse meglio lasciar perdere. Come dire: per un
cristiano che non ha mai porto l’altra guancia, ci sono tanti non
cristiani che lo fanno. Ad ogni buon conto, il problema non è solo che
esistano persone profondamente estremiste: è anzi abbastanza semplice diventare estremisti.
Il problema è anche che è relativamente semplice seguire leader
estremisti e compiere azioni estreme. Il dito indica spesso il pastore,
ma lo sguardo dovrebbe abbracciare anche il gregge che lo segue. Vicino,
vicinissimo.
uaar.it
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