Datagate, anche gli europei spiavano: sviluppato sistema di intercettazioni simile a PRISM
Anche gli europei spiavano i propri alleati. Lo riferisce il The Guardian,
il quotidiano che per primo ha fatto conoscere al mondo intero lo
scandalo Datagate, in base a documenti appartenenti alla "gola profonda"
Edward Snowden.
Si tratta dell'ennesima conferma del sistema "così fan
tutti", in quanto anche i Paesi europei erano soliti controllare e
spiare per captare informazioni sensibili, alla faccia dello stupore e
dell'indignazione dei leader del Vecchio Continente, Merkel in primis,
alla "scoperta" che la Nsa, l'agenzia di intelligence americana, abbia
monitorato decine di milioni di telefonate dei loro cittadini.
Il quotidiano rivela che proprio la Germania, la
Francia, la Spagna e la Svezia avessero sviluppato cinque anni fa un
sistema di intercettazioni telefoniche e di informazioni su internet
simile a quello della Nsa. Non solo. Il sistema sarebbe nato
grazie alla collaborazione con il GCHQ (Government Communications
HeadQuarters), l'agenzia di intelligence britannica che avrebbe,
inoltre, dispensato consigli ai quattro Paesi su come aggirare le leggi
nazionali in materia di tutela della privacy. In sostanza, il Regno
Unito, grazie ai suoi numerosissimi cavi transatlantici, ai rapporti
privilegiati con l'Nsa e grazie alla sua giurisdizione permissiva sulla
riservatezza dei cittadini sarebbe diventata il principale HUB dell'intelligence europea.
Il metodo è semplice. Secondo quanto si apprende dai documenti del GCHQ in possesso di Snowden, lo
spionaggio sarebbe avvenuto attraverso fibre ottiche e grazie ad
accordi segreti con le compagnie di telecomunicazioni dei diversi Paesi.
Non è dunque un caso che James Clapper, il direttore
dell'intelligence americana, davanti al Congresso aveva definito
"ipocrita" l'atteggiamento dei partner europei.
In tutta questa vicenda, chi sembra essere rimasta estranea è proprio l'Italia.
Nei documenti, la GCHQ si dice frustrata perché le agenzie di
intelligence italiane hanno forti limiti legali alle loro attività. La
GCHQ avrebbe intavolato dai colloqui sia con l'AISE (Agenzia
informazioni e sicurezza esterna) che con l'AISI ( Agenzia informazioni e
sicurezza interna), ma, secondo quanto si legge nel rapporto, le
avrebbe trovate "incapaci o non disposte a collaborare tra loro". Sei
mesi dopo giunge un aggiornamento: la GCHQ sta aspettando "una risposta
dall'AISI su una recente proposta di cooperazione. Gli italiani
sembravano entusiasti, ma i problemi giuridici potrebbero essere un
ostacolo alla loro capacità di impegnarsi".
In tutto ciò, la Germania continua a professarsi paladina della
privacy e, assieme al Brasile, altro Paese che venne estremamente
controllato dalla Nsa, ha presentato all'Assemblea Generale delle
Nazioni Unite una bozza di risoluzione in cui chiedono una
maggiore protezione del diritto alla riservatezza dei cittadini e di
mettere fine alle eccessive pratiche di sorveglianza elettronica.
btimes.com
Commenti
Posta un commento