Non c’è modo di restare neutrali
“Se vi dicessi che conosco un modo per opporsi
all’indicibile crudeltà sugli animali? Se vi dicessi che sarebbe una
scelta che sfiderebbe anche la cultura dello stupro – scrive Michael Zezima
-, che affronterebbe anche pratiche come la schiavitù, la tortura e la
carcerazione; una scelta che farebbe cadere i privilegi e che vi
permetterebbe di fare la vostra parte nel difendere l’ecosistema prima
che sia troppo tardi? E se aggiungessi che questa scelta affronterebbe
anche la deforestazione, la pesca eccessiva, l’inquinamento dell’acqua,
la proliferazione degli Ogm? Immagino che stiate praticamente sbavando.
Giusto? Per rivelare questa scelta, faccio appello a qualcuno che
conosce una cosa o due riguardo al privilegio di lottare, Angela Davis.
Angela ha detto: ‘Essere un vegano è parte di una prospettiva
rivoluzionaria. Non solo è il modo per scoprire relazioni più
compassionevoli con gli esseri umani, ma anche di sviluppare relazioni
compassionevoli con le altre creature con cui condividiamo questo
pianeta"".
“A costo di sembrare ridicolo, permettetemi di dire che il vero rivoluzionario è guidato da un grande sentimento di amore".
Che Guevara
Il 31 agosto 2013, ho tenuto un breve discorso presso la libreria Bluestockings di New York. In occasione della proiezione di The Cove, alla vigilia di un’altra stagione di macellazione dei delfini in Giappone. Quella che segue è una versione di quel discorso…
Permettetemi d’iniziare, come sempre, dicendo: pace e potere a tutte le specie.
La radice della parola “attivista” è “attivo” e, sì… abbiamo tutti
bisogno di diventare molto più attivi. Nel caso in cui non l’aveste
notato, sono state tracciate le linee di battaglia e i cattivi stanno
vincendo, di parecchio. Infatti, mentre io mi trovo qui davanti a voi, è
già il primo di settembre in Giappone. In altre parole, la barbarie che
abbiamo appena visto documentata nel film, sta accadendo proprio ora.
Ecco alcune delle altre cose che stanno succedendo ora: il
sessantacinque per cento delle granaglie, non testate e geneticamente
modificate, viene somministrato a cinquantatre miliardi di animali
terrestri spacciati. Questo viene compiuto da un’industria che consuma un terzo della superficie del suolo del pianeta
e che è la fonte numero uno di gas effetto-serra generati dall’essere
umano. Ovviamente, ciascuno di noi ha bisogno di fare di più, molto di
più, per tutte le specie, per tutti gli abitanti della terra. Sia che si
stia parlando dei cavalli da carrozza nei pressi di Central Park o
dell’uomo senzatetto che avete scavalcato mentre venivate all’incontro
di stasera. Potrebbero essere tutte le creature estinte per i
cambiamenti climatici causati dagli uomini o i giovani neri presi
costantemente di mira dal programma Stop and Frisk [ferma e perquisisci]
del dipartimento di polizia di New York..
La giustizia è giustizia e tutti i nostri problemi sono collegati…
Per offrire qualche spunto di riflessione, permettetemi di
raccontarvi di un particolare essere marino. Abbiamo la fortuna di
condividere il pianeta con il più grande animale conosciuto nella storia
della terra. La balenottera azzurra è più grande di qualsiasi dinosauro
che sia mai vissuto. Può pesare 150 tonnellate e se potesse stare
dritto in piedi, raggiungerebbe l’altezza di un edificio di dieci piani.
La lingua di una balenottera azzurra è grossa come un elefante!
In questo momento, grazie alla dominante cultura umana, la
popolazione della balenottera azzurra è meno dell’un per cento del loro
numero originale. Questo è disastroso per le balenottere, naturalmente,
ma è anche disastroso per l’oceano e per tutta la vita sul pianeta.
Perciò …
Se io vi dicessi che c’è un modo grazie al quale ciascuno di noi potrebbe svolgere un ruolo quotidiano
per far diminuire la carneficina intrinseca nella cultura umana
dominante? E se vi dicessi che conosco un modo per opporsi
all’indicibile crudeltà sugli animali, per lottare a favore degli operai
umani sfruttati, per contribuire a risolvere l’olocausto della salute
umana, per fare in modo di ridurre i profitti e il controllo di quell’un
per cento?
Se vi dicessi che sarebbe una scelta che sfiderebbe anche la cultura
dello stupro, che affronterebbe anche pratiche come la schiavitù, la
tortura e la carcerazione; una scelta che farebbe cadere i privilegi e
che vi permetterebbe di fare la vostra parte nel difendere l’ecosistema
prima che sia troppo tardi? E se aggiungessi che questa scelta
affronterebbe anche la deforestazione, l’impoverimento del terreno, la
pesca eccessiva, l’inquinamento dell’acqua, la rapida estinzione delle
specie, la proliferazione degli Ogm nelle nostre scorte alimentari e
tanto altro ancora?
E se poi vi dicessi che potreste fare tutto questo ventiquattro ore
al giorno e avere ancora un sacco di tempo per molte altre forme di
protesta e dissenso? Come attivisti, magari anche rivoluzionari,
immagino che stiate praticamente sbavando. Giusto?
Per rivelare questa scelta, faccio appello a qualcuno che conosce una
cosa o due riguardo al privilegio di lottare, Angela Davis.
Angela ha detto: “Essere un vegano è parte di una prospettiva
rivoluzionaria. Non solo è il modo per scoprire relazioni più
compassionevoli con gli esseri umani, ma anche di sviluppare relazioni
compassionevoli con le altre creature con cui condividiamo questo
pianeta”.
Perciò, in linea con le immagini che abbiamo appena visto in The Cove, io dirò che il primo passo è riconoscere e non dimenticare mai che gli animali non sono prodotti, gli animali non sono proprietà, gli animali non sono merci e gli animali non sono intrattenimento.
Gli animali non sono destinati a vivere in cattività e, come
conseguenza, spesso presentare disfunzioni psicologiche. Proprio di
recente, lo zoo di Central Park ha praticato l’eutanasia su un orso
polare di ventisette anni denominato “Gus” e il New York Times si è
divertito a beffare il povero Gus definendolo “nevrotico”. Che specie
depravata siamo diventati? Un super predatore, concepito per vivere nel
gelido nord, nato in cattività a Toledo e poi spedito nell’area urbana
più popolata della nazione … a cui abbiamo dato un nome umano, ma quando
non si comporta “normalmente” noi lo etichettiamo come nevrotico.
Poi, quando decidiamo che sia giunto il momento, mettiamo
eufemisticamente il prigioniero a dormire. Per vostra informazione:
questi animali in cattività non sono addormentati, siamo noi quelli che
dormono… e mentre dormiamo, evochiamo regolarmente incubi che cadono a
pioggia giù su tutta la vita in terra. Noi, miei compagni umani, siamo
quelli che devono svegliarsi!
Sia che la chiamiamo gabbia, cella, carcere, penitenziario, custodia,
prigione, centro per la fauna selvatica, recinto, zoo, acquario o
“spettacolo”, l’incarcerazione è incarcerazione. Entrare in contatto con
gli animali in queste situazioni ci insegna la lezione sbagliata su
come funziona l’ecosistema. È un insegnamento che contribuisce a
sostenere un sistema che dovrebbe essere smantellato immediatamente.
Sia chiaro: ogni cultura che imprigioni e abusi gli animali a
scopo di lucro, molto probabilmente promuove e ingaggia, in maniera
regolare, altre forme di violenza e sfruttamento, contro tutte le forme di vita. Ripeto: tutte le nostre rimostranze e tutte le nostre soluzioni sono collegate.
Ai vegani, qui stasera, dico: parlare con i vostri compagni radicali e
non vegani. Fate loro sapere che se pretendono d’impegnarsi per una
società non-gerarchica, devono rifiutare lo specismo. Se vogliono
sfidare il privilegio in tutte le sue molte forme, devono respingere lo
specismo. Se hanno un brandello di compassione nel loro cuore, è il
momento di smettere con le maledette battute sulla pancetta e respingere
lo specismo.
Tutti voi, se vi definite attivisti, dovete respingere lo specismo.
Non c’è modo di rimanere neutrali. Non si possono avere entrambe le
cose, compagni. Quindi è giunto il momento di scegliere: da quale parte
state?
Il sistema che noi sfidiamo è costruito, in modo sostanziale, sullo
sfruttamento degli animali non umani e dell’eco-sistema. È tutto
collegato all’interno di una cultura basata sul presupposto, insano, della crescita illimitata
e tutto deve rimanere connesso all’interno di qualsiasi movimento che
sostenga di puntare alla giustizia olistica e alla liberazione totale.
Se state già lavorando per demolire il potere aziendale, per
accrescere le libertà e creare una cultura più sicura e più sana, avete
già un sacco in comune con gli attivisti dei diritti degli animali.
Perché non fare un ulteriore passo avanti e riconoscere che il possente
99 per cento include anche gli animali non umani … include l’intero
ecosistema stesso?
E mentre il vincitore del premio Nobel per la pace, che
attualmente occupa la Casa Bianca, si prepara per un’altra guerra, non
illudiamoci: quello che abbiamo appena visto in The Cove
è guerra. È guerra anche negli allevamenti per animali da pelliccia,
negli allevamenti intensivi per mucche, nei laboratori di vivisezione,
nei ring dei combattimenti per cani, negli allevamenti in batterie per
polli, nei circhi, nei rodei, nelle fabbriche di cuccioli, nei macelli e
in troppe altre sedi di violenza.
Le vittime di questa guerra non hanno bisogno dei nostri cinici
giochi mentali. Non hanno bisogno dei nostri intelligenti esercizi
accademici. E sicuramente non hanno bisogno delle nostre scuse del
cazzo. Hanno bisogno della nostra partecipazione, di un nostro
coinvolgimento duraturo, fino a quando ogni gabbia sarà vuota. Quindi,
scendiamo in piazza per fondere la nostra indignazione con l’impegno
sociale e raggiungere qualche risultato.
The Cove è solo un esempio del male che vive dentro tutti
noi. Abbracciare uno stile di vita vegano, che sostiene la liberazione
animale, ci aiuta ad attingere al meglio che l’umanità può offrire. Ci
aiuta ad affrontare la più fondamentale delle domande: il nostro
comportamento darà luogo a un mondo di paura o a un mondo di amore?
Se si sceglie l’amore, amici miei, come si possono non scegliere i
diritti degli animali? Se si scelgono i diritti degli animali, come si
può non scegliere il veganismo?
Il Che una volta ha dichiarato che il vero rivoluzionario “è guidato
da un grande sentimento d’amore”. Quant’è “grande” un sentimento? Di
quanto amore abbiamo bisogno? Per dare una risposta a queste domande,
torniamo alla balenottera azzurra, perché ho un altro fatto sorprendente
da condividere: il suo cuore ha le dimensioni di una piccola
automobile.
Immaginate quanto amore esiste in un essere con un cuore così grande e avrete un’idea di quello di cui sto parlando.
Restando in tema, finirò con: pace e potere e l’amore a tutte le specie.
#shifthappens
comune-info.it
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