Terra Dei Fuochi, il pentito nel '97: "tra vent'anni rischiano di morire tutti di cancro"
Terra
dei fuochi, 16 anni fa: il pentito di Camorra Carmine Schiavone,
appartenente al clan dei Casalesi, viene ascoltato il 7 ottobre del 1997
dalla Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle
attività illecite ad esso connesse.
Il
contenuto di quell'audizione, 63 pagine, è rimasto segreto fino a ieri,
31 ottobre, quando la presidenza della Camera dei deputati ha preso la
decisione di renderle pubbliche e accessibili a tutti (leggi qui il documento integrale), portando alla luce una sorta di macabra 'profezia'.
"Rischiano di morire tutti di cancro" diceva infatti Schiavone
riferendosi alle persone che abitavano e abitano i comuni nelle
provincie di Caserta e Napoli (area che ha preso il nome 'terra
dei fuochi' dal titolo dell'ultimo capitolo di 'Gomorra' dello
scrittore Roberto Saviano), specificando che sarebbe avvenuto nel giro di "vent'anni".
Ovviamente il pentito di Camorra si riferisce alle conseguenze
dell'attività di sversamento di "fusti tossici e quant'altro", spiega
alla Commissione d'inchiesta, affermando che la "vicenda" sarebbe
iniziata quasi dieci anni prima della testimonianza desecretata, nel
1988.
In quell'anno, sosteneva Schiavone, "l'avvocato Pino Borsa e Pasquale Pirolo"
gli fecero visita per proporgli un affare relativo allo scarico di
rifiuti, proposta che il pentito stesso 'girò' a suo cugino Francesco detto 'Sandokan' (arrestato nel 1998) e ad Antonio Iovine (arrestato nel 2010 dopo 14 anni di latitanza),
due dei più 'importati' boss del clan dei Casalesi. Ovviamente quanto
riferito dal pentito di Camorra aveva subito interessato i due che,
sempre stando all'udienza del '97, gli avrebbero risposto che "sarebbe stato un buon business per far entrare nelle casse del clan soldi da investire".
Business che però, col tempo, avrebbe mostrato la sua 'faccia' più dura, come spiega lo stesso Schiavone quando ipotizza che "gli
abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno
(tutti in provincia di Caserta) e così via, avranno, forse, venti anni
di vita". Un avvertimento che oggi, a 16 anni di distanza
dall'audizione, risulta ancora più profetico. A far parte dell'affare
erano entrate anche altre organizzazioni criminali, sosteneva il
pentito, tra cui la Sacra Corona Unita (Puglia), l'Ndrangheta (Calabria) e la Mafia (Sicilia).
Tutti usavano la 'terra dei fuochi' per fare soldi, per smaltire rifiuti
pericolosi che con il tempo hanno avvelenato le falde acquifere e tutto
quello che si trovavano attorno: "avevamo creato un sistema di
tipo militare - sostiene Schiavone davanti alla Commissione -, con
ragazzi incensurati muniti di regolare porto d'armi che giravano in
macchina. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza e
della polizia. Ognuno aveva un suo reparto prestabilito".
Rifiuti tossici, radioattivi e speciali, spiegava Schiavone, "dovrebbero
trovarsi in un terreno sul quale oggi ci sono le bufale e su cui non
cresce più erba", terreno dove ad oggi continuano ad ammalarsi e
in molti, troppi, casi a morire cittadini che hanno respirato, bevuto e
mangiato il risultato di anni e anni di sversamenti abusivi.
Della decisione di rendere pubblica quest'audizione si è detta soddisfatta la presidente della Camera Laura Boldrini: "Si
tratta della prima volta che la presidenza della Camera decide di
rendere pubblico un documento formato da Commissioni di inchiesta che in
passato lo avevano classificato come segreto. Lo dovevamo in
primo luogo ai cittadini delle zone della Campania devastate da una
catastrofe ambientale cosciente e premeditata: cittadini che oggi hanno
tutto il diritto di conoscere quali crimini siano stati commessi ai loro
danni per poter esigere la riparazione possibile".
btimes.com
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