La recessione è finita solo per le statistiche: attenti a cantare vittoria, avverte il CEPR
C'è forse un po' troppa fanfara riguardo la ripresa europea: secondo
Centre of Economic Policy Research, una rete che comprende centinaia di
economisti delle università europee, l'uscita dalla recessione dell'area
euro potrebbe essere soltanto un'altra pausa all'interno di un declino
più ampio.
Spulciando gli archivi dei giornali degli ultimi anni si
possono leggere più volte annunci di uscita della recessione, salvo poi
ritornare a cadere negli anni successivi: è successo ad esempio nel
2009, e gli indicatori mostrano che qualcosa di simile potrebbe accadere
anche l'anno prossimo.
Tecnicamente la recessione è definita come una decrescita
del prodotto interno lordo che si protrae per più di un trimestre,
ovvero occorrono almeno due trimestri di crescita negativa perchè venga
dichiarata una recessione. Sempre tecnicamente, perchè venga dichiarata
l'uscita da una recessione è sufficiente registrare una crescita
positiva in almeno un trimestre. Ed è quello che è avvenuto nei tre mesi
che si sono conclusi a giugno, quando l'Eurozona ha registrato un
aumento del prodotto dopo sei trimestri di decrescita consecutivi.
Proprio per evitare fallacie statistiche, il CEPR utilizza
un metodo diverso per calcolare le recessioni, metodo simile a quello in
uso anche presso il National Bureau of Economic Research degli Stati
Uniti, che prende in esame un range di indicatori più ampio piuttosto
che soltanto il prodotto interno lordo. E questi indicatori indicano
appunto che, almeno per ora, si tratta semplicemente di una pausa nella
recessione iniziata nel terzo trimestre del 2011, non di una uscita vera
e propria.
In particolare l'indicatore utilizzato dal CEPR pone molta
attenzione agli sviluppi del mercato del lavoro che risulta essere
ancora prossimo ai record storici. Al dipinto va aggiunto anche un tocco
di produzione industriale, che non sta mandando ancora segnali
promettenti. L'unica nota positiva (o almeno non è negativa) proviene
dai sondaggi che misurano l'attività economica come il PMI.
Per questa ragione, afferma il CEPR, «né la lunghezza né la forza
della ripresa è sufficiente per dichiarare che l'area euro è uscita
dalla recessione». Occorreranno ancora altri dati perché questi "verdi
germogli di ripresa", così definiti dal presidente della Banca centrale
europea Mario Draghi, possano effettivamente promettere la fine della
crisi. L'attesa adesso è per il 14 novembre prossimo, quando Eurostat
pubblicherà la stima del prodotto interno lordo per il terzo trimestre.
btimes.com
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