Non possiamo arrenderci all'avanzata degli incivili

I vivi non hanno colore, perché gli uomini sono tutti eguali e esiste una sola razza, quella umana. L'inciviltà esiste, purtroppo, ancora negli stadi e nei social network


Chiesi alla mia nipotina Emma, quando aveva sei anni, ed era andata in prima, "quanti bambini di colore ci sono nella tua classe?". Lei mi guardò per un attimo con aria interrogativa e poi mi disse: "di quale colore?". Emma aveva capito che io intendessi il colore dei vestiti, perché non aveva notato che alcuni bambini avevano un colore di pelle diverso dal suo. La forza dell'innocenza senza sovrastrutture!

Quando ero bambino io, se incontravo una persona con la pelle nera, mi fermavo a guardarla con curiosità perché da noi era una rarità, ma oggi i nostri bambini sono abituati a convivere, nelle scuole, nei quartieri e anche nei giochi con persone "diverse" e quindi finiscono per non notarlo neppure più. È la cultura dell'adulto, la paura del diverso che minaccia la tua tranquillità e il tuo benessere, che crea questa diversità che il bambino innocente non apprezza perché non esiste, non può esistere. Ho sentito dire una frase che voleva essere politicamente corretta: "i morti non hanno colore".

Io penso che si possa ribattere tranquillamente con questa frase: "i vivi non hanno colore!", perché gli uomini sono tutti eguali e, come ci ha insegnato Albert Einstein, esiste una sola razza, quella umana.

Voi direte: ma queste sono ovvietà. No, non sono ovvietà perché questa semplice verità viene ogni giorno rimessa in discussione, non soltanto da parte di alcuni dirigenti del partito leghista, ma da molte persone comuni. Sono persone che non si commuovono neppure di fronte alla immane tragedia di Lampedusa, e non si piegano neppure di fronte alle parole di amore e di fratellanza di Papa Francesco, perché ancora distinguono, anzi discriminano, gli essere umani dal colore della pelle, dalla loro provenienza sociale e geografica, dalla religione e dalle idee politiche che professano.

I preferiti dalla inciviltà e dall'ignoranza sono i social forum e gli stadi, forse perché sono luoghi dove gli ignoranti e gli incivili riescono ad affogare la loro incultura nell'anonimato e nei riti di massa più beceri. Persino un sito condotto da persone civili e letto da persone altrettanto civili come Globalist deve subire l'aggressione di queste persone, che sembrano dilagare nella rete per sfogare i loro bassi istinti. Degli stadi non ne parliamo neppure. Lo stadio è diventato il posto peggiore del mondo.

Il posto dove si sfogano i sentimenti di inciviltà, dove certi individui scatenano i loro istinti animaleschi. Il posto dove trovano cittadinanza le idee politiche peggiori, quelle che appartengono a ideologie che la Storia ha condannato (chi è di destra è nazista, chi è di sinistra è stalinista), dove alberga il razzismo e anche la disumanità.

Lo abbiamo constatato nel minuto di silenzio per la strage di Lampedusa, quando sono stati fischiati i morti, tanto che in molti stadi si è omessa la motivazione di questo minuto di silenzio, proprio per evitare sanzioni. Ma che ci andiamo a fare allo stadio, perché non li chiudono, mi chiedo. E invece penso che non dobbiamo arrenderci, che dobbiamo contestare a questi individui anche questi territori metro per metro. In nome della cultura, della civiltà e della umanità.  


Giancarlo Governi
www.globalist.it
 

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