Quando a emigrare erano gli italiani: il naufragio della Sirio
Il
naufragio avvenuto ieri al largo delle coste di Lampedusa porta alla
memoria una delle più grandi tragedie della lunga storia
dell'emigrazione del nostro Paese: l'affondamento della Sirio, un triste
episodio da cui è stata poi tratta una famosa canzone popolare: "E a
bordo cantar si sentivano / tutti alegri del suo destin".
Andiamo per gradi. Il due agosto 1906 sbarca da Genova una
nave, la Sirio, carica di migranti italiani che stanchi della fame e
della miseria cercano di trovare un futuro migliore dall'altra
parte del mondo: in Brasile. Lì, si dice, c'è più fortuna per chi vuole
lavorare, soprattutto perché i proprietari terrieri brasiliani hanno
bisogno di nuovi schiavi che lavorino nelle grandi piantagioni di canna
da zucchero e di caffè.
Non si sa con precisione quante persone salirono su quella nave, perché i grandi armatori preferivano imbarcare quanta più gente possibile per trarne maggiori profitti.
Inoltre l'imbarcazione aveva un numero di scialuppe insufficienti, era
antiquata e non disponeva dei più elementari sistemi di sicurezza. Il
tutto per risparmiare.
Due giorni dopo la tragedia: nel primo pomeriggio la nave sbatte contro degli scogli a Capo Palos, a Cartagena,
provocando un'esplosione e una rapida inclinazione dell'imbarcazione.
Il tratto, ben noto ai navigatori, era segnalato in tutte le carte
nautiche, ma la Sirio era partita da Genova senza carte dettagliate
sulle coste spagnole, ma solo con una piccola cartina di rotta.
"Vidi la prua alzarsi, inabissando la poppa - racconterà Felice
Serafini, un vicentino che, dopo essersi venduto tutto, era partito con
gli otto figli e la moglie Amalia, incinta del nono, per scappare dalla
miseria che dilagava in Veneto - Abbiamo sentito un urto violento contro
lo scoglio, poi uno scricchiolio prolungato e alla fine un colpo
violento come una cannonata. Siamo d'un colpo piombati in acqua. Io
venni quasi subito gettato da una forte ondata contro la nave".
Scatta il panico: una parte dell'equipaggio abbandona la nave
e scappa con una scialuppa. A bordo rimangono i passeggeri che si
contengono a suon di coltelli i giubbotti salvagenti e il posto sulle
poche scialuppe che riescono a calare in acqua. Il bilancio
ufficiale è di 293 morti, ma sono in realtà molti, molti di più,
soprattutto perché non si sa con precisione quante persone erano sulla
nave.
btimes.com
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