La solitudine
Trovo salutare restare solo per la maggior parte del tempo. Essere in
compagnia, anche dei migliori, provoca subito noie e dispersioni. Amo
restare solo. Non trovai mai un compagno che fosse tanto buon compagno
della solitudine. Per la maggior parte, noi siamo più soli quando
usciamo tra gli uomini che quando restiamo in camera nostra. Un uomo che
pensi o lavori è sempre solo — lasciatelo stare dove vuole. La
solitudine non è misurata dalle miglia di distanza che si frappongono
fra un uomo e il suo prossimo. Lo studente realmente studioso è un
solitario, in uno degli affollati alveari di Harvard, come un derviscio
nel deserto. Il contadino può lavorare da solo per tutto il giorno, nel
campo o nel bosco, zappando o tagliando legna, e non sentirsi tale
perché ha qualche cosa da fare; ma a sera, quando torna a casa, non può
sedersi da solo in una stanza, alla mercé dei suoi pensieri, ma deve
stare dove può «veder gente», e svagarsi e — come s’immagina —
remunerare se stesso per la sua solitudine giornaliera; pertanto egli si
meraviglia come mai lo studente possa sedere, solo, in casa, per tutta
la notte e gran parte del giorno, senza noia e pensieri neri; non
capisce che lo studente, sebbene in casa, sta ancora lavorando
il suo campo e sta tagliando nelsuo bosco, come il contadino, e che a
sua volta cerca lo stesso divertimento di quest’ ultimo, sebbene,
magari, in una forma più condensata. Di solito la compagnia è troppo da
poco. C’incontriamo a intervalli molto brevi, non avendo avuto il tempo
di acquistare qualsiasi nuovo valore reciproco. C’incontriamo ai pasti
tre volte al giorno, e reciprocamente offriamo un nuovo assaggio di quel
vecchio formaggio ammuffito che siamo. Abbiamo dovuto metterci
d’accordo su una certa serie di regole, chiamate gentilezza ed
etichetta, per rendere tollerabile questo frequente incontro, e così che
non sia necessario venire ai ferri corti. C’incontriamo all’ufficio
postale, alle riunioni, e presso il fuoco, ogni notte; viviamo l’uno
troppo presso all’altro e ci intralciamo a vicenda, inciampiamo l’uno
sopra l’altro, e credo che così perdiamo un certo mutuo rispetto.
Certamente, per tutte le comunicazioni importanti e cordiali basterebbe
meno frequenza. Pensate alle ragazze della fabbrica — mai sole, e tali
appena appena nei loro sogni. Sarebbe meglio se ci fosse un solo
abitante per miglio quadrato, come dove io vivo. Il valore di un uomo
non è nella sua pelle, così non occorre toccarlo.
H.D. Thoreau, "Walden, vita nei boschi"
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